La percezione del sistema di welfare da parte del risparmiatore italiano

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È stato pubblicato il terzo report dell’Osservatorio Enpaia-Censis sul welfare da cui emergono evidenze significative di cui tenere sicuramente conto per le future riflessioni su come ricalibrare il sistema sociale nel nostro Paese alla luce dell’andamento demografico e dell’elevato debito pubblico. Sanità e previdenza sono i due fronti critici nel rapporto tra cittadini e Stato, poiché il 78% degli italiani è convinto che il welfare pubblico non potrà che coprire solo una parte dei bisogni sociali, mentre il resto sarà in capo alle risorse private delle persone.

La ricerca mette in rilievo la nuova ondata di incertezza sociale, che era già in crescita a causa dell’erosione del modello più tradizionale di tutela dai rischi sociali fondato sul welfare pubblico, e che si è andata a potenziare a seguito delle emergenze avvenute in questi anni. Nella psicologia collettiva degli italiani, è netta la percezione della ritirata del welfare pubblico, sia sul fronte della sanità che su quello della previdenza.

Partendo dai profili sanitari, guardando al futuro prossimo, il 69,2% degli italiani ritiene che non tutti potranno curarsi, perché la sanità non sarà in grado di garantire cure sufficienti ai fabbisogni sanitari degli italiani. È un’opinione condivisa dal 61% dei giovani, dal 73% degli adulti e dal 68,2% degli anziani. E poi dal 66,5% dei residenti nel Nord-Ovest, dal 66,0% nel Nord-Est, dal 69,2% nel Centro e dal 73,1% nel Sud e isole. La sanità, su cui più si erano concentrate le promesse – dopo l’emergenza causata dalla pandemia da Covid 19 – di una rinascita del welfare pubblico assieme all’espansione delle risorse investite e all’innovazione dei modelli organizzativi e di governance, genera oggi negli italiani il timore che essa non sarà in grado di garantire la tutela universalistica che sin dalle origini ne è stata la mission.

Con riferimento agli aspetti previdenziali i disequilibri strutturali legati alla demografia regressiva sono stati affrontati con provvedimenti che hanno reso l’accesso alla pensione più difficile o subordinato a riduzioni di reddito. Il rialzo dell’età pensionabile o il taglio della pensione in caso di scelta di anticipare il proprio pensionamento rispetto all’età di riferimento prevista, sono indicatori delle difficoltà crescenti del sistema previdenziale di garantire la copertura dalla vecchiaia con la stessa ampiezza ed efficacia di cui hanno beneficiato le generazioni precedenti di pensionati. Il 73,8% degli italiani, secondo l’Osservatorio, ritiene che nel futuro prossimo non ci sarà un numero sufficiente di lavoratori per pagare le pensioni degli anziani che escono dal mercato del lavoro. Nello specifico, lo pensa il 71,7% dei giovani, il 76,0% degli adulti ed il 71,3% degli anziani.

A questo scenario percepito atteso si affianca poi la convinzione collettiva che il welfare, come tutela sociale dai grandi rischi, sia componente essenziale delle nostre società. Per questo gli italiani si attendono una sua evoluzione nelle modalità operative per poter fronteggiare questioni di grande impatto come, ad esempio, l’invecchiamento della popolazione. In merito a ciò, è già operativo, e lo sarà nel futuro prossimo, un welfare pluralista in cui cresce la rilevanza degli organismi, che si fondano su forme collettive di ridistribuzione del rischio sociale. E’ urgente uscire dalla dicotomia semplicistica che contrappone il tutto pubblico al tutto privato, sottolinea l’Osservatorio, poiché l’evoluzione concreta del welfare italiano ha mostrato che è fondamentale integrare l’offerta pubblica con l’azione di una molteplicità di organismi intermedi, che hanno lo scopo di non lasciare sole le persone in caso di insorgenza di bisogni sociali. Si può, quindi, guardare con fiducia ad una stagione nuova del sistema di welfare, non in contraddizione con il tradizionale, basato sull’adeguamento dell’offerta alle nuove condizioni finanziarie e su una soluzione mutualistica al fine di non lasciare sole le persone in condizioni di bisogno e contenere le crescenti disparità sociali, è la considerazione conclusiva.