Tirarla per le lunghe
Come ampiamente previsto, nella riunione del Federal Open Market Committee (FOMC) del 31 gennaio la Federal Reserve (Fed) ha deciso di lasciare invariato il tasso sui fed funds, votando all’unanimità per il mantenimento dell’intervallo del tasso target al 5,25%-5,50%.
Sebbene la riunione non abbia riservato grandi sorprese, la successiva dichiarazione e la conferenza stampa del presidente Jerome Powell sono state comunque interessanti e potrebbero aver fornito indicazioni sull’attuale mindset del FOMC in relazione alle future modifiche della politica monetaria.
Forse più importante dei contenuti espliciti del comunicato e della conferenza stampa di Powell è ciò che non è stato detto. In primo luogo, la dichiarazione ha eliminato qualsiasi riferimento a un potenziale futuro inasprimento (“o stabilizzazione”) della politica monetaria attraverso un aumento dei tassi di interesse. Sono inoltre state escluse le menzioni alle preoccupazioni dei responsabili delle politiche della Fed in merito all’impatto del peggioramento delle condizioni creditizie. Infine, è stato rimosso anche l’accenno all’intenzione del comitato di tener conto dei precedenti inasprimenti e dei ritardi della politica monetaria.
Powell ha sottolineato che la Fed continuerà a concentrarsi sul suo duplice mandato di stabilità dei prezzi e massima occupazione. Ricordiamo che l’ultima lettura del PCE (Personal Consumption Expenditures), l’indicatore preferito dalla Fed per misurare l’inflazione, ha registrato il 2,9%, mentre il dato complessivo (che include i prezzi dei prodotti alimentari e dell’energia) si è attestato al 2,6%, entrambi livelli che hanno evidenziato una tendenza al ribasso verso l’obiettivo del 2% dichiarato dalla Fed. La frase più memorabile della conferenza stampa di Powell è stata quella in cui ha affermato che “il comitato non prevede che sarà appropriato ridurre l’intervallo di riferimento fino a quando non avrà acquisito maggiore fiducia nel fatto che l’inflazione si stia muovendo in modo sostenibile verso l’obiettivo del 2%”. Questo sembra eliminare di fatto la possibilità di un taglio dei tassi a marzo. Il presidente ha poi aggiunto che l’inflazione, pur essendo diminuita, rimane elevata. Tuttavia, ha ammesso che i rischi per la realizzazione del duplice mandato della Fed si sono “spostati verso un migliore equilibrio”.
Per quanto riguarda il mercato del lavoro, il tasso di disoccupazione statunitense rimane al 3,7%, lontano dai minimi storici ma ancora inferiore a quello che la Fed vorrebbe vedere secondo le parole di Powell, che ha dichiarato che l’aumento dei posti di lavoro “ha rallentato il ritmo ma rimane forte”. Il presidente ha riconosciuto che il tasso di partecipazione alla forza lavoro è migliorato, ma anche che la domanda supera ancora di gran lunga l’offerta e che l’inflazione salariale è importante in un mercato rigido come quello attuale.
Infine, ha sottolineato che la Fed continuerà a dipendere fortemente dai dati nelle sue decisioni di politica monetaria e che l’attività economica si è espansa a un ritmo solido, con un prodotto interno lordo ben superiore al 3% (rispetto alla sua precedente dichiarazione di sette settimane prima, che indicava un rallentamento).
I mercati non hanno reagito bene a queste notizie, con il Dow Jones Industrial Average in calo di 300 punti dopo la conferenza stampa di Powell. Le aspettative del mercato per i tagli dei tassi nel 2024 (sia per quanto riguarda le tempistiche che l’entità) sono state ben al di sopra delle ultime proiezioni della Fed (dot plot) di metà dicembre. Il consenso prevedeva infatti sei tagli nell’anno in corso, a fronte delle tre attese dal membro mediano del FOMC. L’indice S&P 500 ha concluso il giorno della riunione in ribasso dell’1,6%, il Nasdaq è sceso del 2,2% e il Russell 2000 del 2,4%. Le notizie erano già state ampiamente prezzate nella parte a breve della curva dei rendimenti; tuttavia, i tassi hanno registrato una crescita a due cifre nella parte intermedia e lunga della curva statunitense, con i Treasury a cinque e dieci anni che hanno chiuso la giornata con un rendimento inferiore al 4%.
Qualcuno condivide l’impressione che la si stia tirando per le lunghe?