Cina, la strada verso la ripresa è ancora lunga

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La settimana scorsa scorsa il NBS (National Bureau of Statistics), l’ufficio statistico cinese, ha diffuso i valori dei principali dati macro del Paese, registrati durante il periodo gennaio-febbraio. Gli investimenti in capitale fisso sono cresciuti del 4,2% anno su anno (rispetto ad un 3% segnato per tutto il 2023), mentre la produzione industriale ha toccato il 7%, il massimo in quasi due anni e ben sopra le stime ferme al 5%. Anche le vendite al dettaglio hanno stupito in positivo, al 5,5%, sebbene siano calate da dicembre (erano al 7,4%), battendo però le previsioni del consensus che si attendeva un ribasso più marcato al 5,2%.

A sostenere i numeri positivi è stato anche il capodanno cinese che ha fatto registrare un solido aumento dei viaggi all’interno del Paese, fattore che ha supportato il settore alberghiero e, più in generale, quello del turismo.  Nonostante i dati siano incoraggianti, la ripresa economica cinese è ancora difficile da prevedere, sebbene anche lato prezzi comincino a notarsi alcuni miglioramenti. Gli ultimi valori sull’inflazione hanno indicato un aumento dello 0,7% su base annuale nel mese di febbraio, picco di 11 mesi e in rialzo sopra le previsioni, restando ben sopra al dato del mese di gennaio al -0,8%, il minimo in 14 anni. L’economia resta però debole e c’è il rischio di una deflazione, fenomeno molto pericoloso, perché potrebbe “congelare” il sistema economico del Paese. Nonostante questo, le autorità sono convinte di poter raggiungere il target di crescita prefissato pari al 5%, lo stesso dell’anno scorso.

Un altro punto delicato resta il settore immobiliare, comparto fondamentale per l’intera economia cinese, pesando circa il 25% del PIL del Paese. Nelle ultime settimane, la crisi, che si protrae dal 2015, ha mostrato solo lievi segnali di miglioramento, con il calo degli investimenti immobiliari che ha rallentato, sebbene resti ancora lontano dal raggiungere livelli stabili. Le vendite di nuovi immobili sono scese del 20,5% nei primi due mesi di questo anno, rispetto ai dati del 2023, migliorando solo leggermente rispetto al -23% dello scorso dicembre. Ciò che pare necessario è un supporto più aggressivo sul piano della domanda aggregata, e quindi un maggiore impegno da parte delle autorità sia sul piano della politica monetaria sia su quello fiscale. Questo potrà portare ad una ripresa anche sul piano dei mercati, che sono in ribasso del 38% dal picco del 2021. Tuttavia, la cautela è d’obbligo in uno scenario di così difficile interpretazione, il che suggerisce di affidarsi a gestori locali.