Intervista a Vittorio Emanuele Parsi

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D.: Professor Parsi, lei è uno dei massimi esperti italiani in relazioni internazionali, direttore dell’ASERI (Alta scuola di relazioni internazionali) presso l’Università Cattolica di Milano. Qual è la sua opinione riguardo a un’eventuale vittoria dei Repubblicani, e quindi una vittoria di Donald Trump, nelle elezioni americane dell’autunno prossimo? Come potrebbe questa vittoria impattare sulle relazioni internazionali ma anche sulle economie europea, cinese e americana? Avrebbe anche un impatto sull’”economia di guerra” russa?

R.: La vittoria di Trump potrebbe portare una grande freddezza sulle due sponde dell’Atlantico. Rapporti tesi tra Usa e Ue, come durante la precedente presidenza Trump, potrebbero ripetersi a danno di una collaborazione efficace in ambito atlantico. A livello economico, l’influenza potrebbe essere minore giacché, come sappiamo, l’economia riesce a trovare soluzioni anche al di là della politica; tuttavia, le economie europee potrebbero essere messe in difficoltà al punto che, nello scenario attuale di una guerra europea, la stessa esistenza dell’Ue potrebbe essere messa in dubbio. Per quel che concerne la Russia, essa è davvero isolata economicamente? Diciamo che la sua economia di guerra si prende il 40% dell’intero budget federale, il resto è però suscettibile a una crisi con esiti non prevedibili. In questo tempo di guerra la Russia riesce a commerciare con Paesi non europei, ma questo tipo di appoggio non sarà, prevedibilmente, in grado di risolvere tutti i problemi della sua economia. La Cina, molto più realista in campo economico, dapprima riforma i suoi assetti produttivi e poi si confronta con altri sistemi politico-economici, mentre la Russia, ormai è chiaro, ha scelto la guerra come metodo. Certo, una nuova presidenza Trump potrebbe esacerbare ulteriormente questo quadro di relazioni instabili.

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D.: Quale risposta possono dare le cancellerie occidentali alla temuta “dottrina Gerasimov” (dal nome del generale che l’ha ideata) che punta su una situazione di caos in ambito internazionale onde accrescere, in questo quadro caotico, le chances della Russia?

R.: La cosiddetta dottrina Gerasimov è in realtà una sintesi di alcuni discorsi fatti dallo stesso Gerasimov, non si tratta quindi di qualcosa di organico e organizzato. Certo, un costante quadro di belligeranza magari con intensità diverse è uno dei pochi mezzi che oggi la Russia ha per affermare il suo desiderio, si tratta di un desiderio di Putin naturalmente, di mantenere lo status di grande potenza. Ancora una volta è necessario sottolineare che la Cina si muove diversamente sullo scacchiere globale sia politico sia economico.

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D.: E per quel che riguarda ad esempio il Messico, confinante per migliaia di chilometri con gli Stati Uniti e fornitore di una forza lavoro clandestina considerevole? Trump si è espresso per la chiusura del confine col Messico.

R.:Trump non potrebbe isolarsi completamente, nonostante i discorsi che fa in pubblico. Ciò è vero anche perché la forza lavoro latino-americana è in certo qual modo necessaria agli Stati Uniti, nel senso che c’è una consuetudine rafforzatasi nel tempo di lavoratori sudamericani che entrano negli USA. Non bisogna dimenticare che quest’ultimi sono molto più adatti, per ragioni culturali e di vicinanza, a comporre una forza lavoro efficace rispetto ai migranti che arrivano in Europa. Assieme ai migranti latinos, come è noto, passa il confine anche la cocaina sudamericana ma questo, in realtà, è un problema tutto statunitense, nel senso che la domanda di questa sostanza è grande proprio negli Stati Uniti.

D.: In definitiva, Trump potrebbe davvero vincere le elezioni statunitensi del 2024?

R.: Sì, Trump può vincere, ma c’è la possibilità reale che Biden riunisca attorno a sé sia i propri sostenitori sia tutti i nemici di Trump. Che non sono pochi.