Interruzione momentanea del gasdotto Green Stream dalla Libia all’Italia. Problemi futuri e possibili soluzioni

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L’interruzione del gasdotto Green Stream, che trasporta gas naturale dalla Libia all’Italia, potrebbe avere implicazioni significative per la sicurezza energetica italiana e europea, dato il ruolo di questo gasdotto come una delle fonti di approvvigionamento alternative al gas russo. Di seguito analizziamo i principali problemi derivanti da un’interruzione e alcune possibili soluzioni.
Come scrive Fausta Chiesa sul Corriere della Sera, ufficialmente Farhat Bengdara, presidente del Consiglio di Amministrazione della National Oil Corporation libica (Noc), ha lasciato per motivi di salute. La sua nomina aveva portato a un accordo con Khalifa Haftar che controlla Bengasi. Ma è soprattutto il calo del gas azero che arriva in Puglia a preoccupare. L’unica “interruzione” del gasdotto Green Stream dalla Libia, che si può rilevare, fortunatamente è momentanea: Fausta Chiesa la attribuisce al fatto che la quantità di gas disponibile finisce alle 14, orario dopo il quale dunque non viene più trasportato altro gas in quanto non è previsto, ma il flusso, seppur ridotto, riprende la mattina successiva. 

Ma se l’interruzione del gasdotto Green Stream dalla Libia all’Italia dovesse aggravarsi?

Problemi principali

Riduzione dell’approvvigionamento energetico
: il Green Stream è una delle vie principali per l’importazione di gas dalla Libia. La sua interruzione potrebbe ridurre significativamente la disponibilità di gas naturale, aggravando la dipendenza da altri fornitori e creare un notevole impatto su settori industriali e civili, soprattutto durante i periodi di picco della domanda (inverno), e influenzando negativamente l’economia italiana.

Rischi geopolitici: la Libia è già una regione instabile, e l’interruzione del Green Stream potrebbe riflettere o aggravare le tensioni geopolitiche, creando difficoltà a negoziare con un governo instabile o diviso internamente. Inoltre, l’interruzione potrebbe costringere l’Italia a ricorrere temporaneamente a fonti più inquinanti, come il carbone o il petrolio, ritardando gli obiettivi di decarbonizzazione.

Possibili soluzioni

Diversificazione delle fonti di approvvigionamento: aumento delle importazioni da altri gasdotti ad esempio incrementando le forniture attraverso il TAP (Trans Adriatic Pipeline) o il gasdotto Algeria-Italia (Transmed).
Incremento delle forniture di GNL (Gas Naturale Liquefatto): potenziare la capacità dei terminali GNL italiani (come quelli di Rovigo, Livorno, e Panigaglia) e stipulare nuovi contratti con paesi come Qatar, Stati Uniti e Australia.
Potenziamento delle riserve strategiche di gas: incrementare le riserve di gas stoccato in Italia per garantire un cuscinetto di sicurezza durante eventuali crisi.

Accelerazione della transizione energetica

Espansione delle energie rinnovabili: investire in fonti come eolico, solare e idroelettrico per ridurre la dipendenza dal gas e promuovere programmi di risparmio energetico in ambito industriale, residenziale e commerciale. Diversificare le rotte energetiche con nuovi progetti di gasdotti o cavi elettrici (es. da paesi del Nord Africa o dell’Europa dell’Est). Modernizzare e rendere più sicuri i gasdotti esistenti.
Diplomazia energetica: collaborare con le autorità libiche e con partner internazionali per stabilizzare la regione e garantire la sicurezza del Green Stream. Partecipare a iniziative europee per coordinare la risposta a crisi energetiche.
Sviluppo di tecnologie alternative: investire nell’idrogeno verde come soluzione a lungo termine per ridurre la dipendenza dal gas naturale.

La crisi del Green Stream evidenzia l’importanza di una strategia energetica diversificata e resiliente. Sebbene l’interruzione rappresenti una sfida, offre anche un’opportunità per accelerare l’indipendenza energetica e rafforzare la transizione verso un sistema più sostenibile.