Si chiudono a fine anno gli stress test per gli enti pensionistici

di Rosaria Barrile -
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La scadenza riguarda le casse previdenziali dei professionisti. Le proiezioni sulla tenuta dei bilanci non potranno applicare un tasso dì rendimento del patrimonio superiore all’1% annuo

Ancora poche settimane per gli enti pensionistici dei liberi professionisti per inviare tutte le informazioni richieste da quello che è possibile definire in senso lato il secondo “stress test” delle Casse di previdenza, dopo quello voluto nel 2012 dall’allora Ministro del lavoro Elsa Fornero.

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Entro il 31 dicembre 2015 le Casse previdenziali dovranno comunicare i bilanci tecnico-attuariali al 31 dicembre 2014 al ministero del Lavoro e a quello dell’Economia che verificheranno l’equilibrio fra entrate, contributi e rendimenti del patrimonio, e uscite (trattamenti pensionistici) a 30 anni, su un arco temporale di 50 anni.

Il ministero del Lavoro ha inviato a tutte le associazioni e fondazioni del settore la comunicazione della scadenza come previsto dall’art. 24 del Dl. 201/2011 dato che è scaduto il triennio previsto per il nuovo controllo.

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Il documento inviato contiene i criteri da seguire per la redazione dei documenti attuariali. Il ministero invita anche a integrare i nuovi bilanci con ulteriori informazioni sulla spesa, tra cui il numero dei pensionati distinto per anno, età, sesso, tipo di pensione e il reddito imponibile.

Fra le variabili tecniche richieste dai ministeri che vigilano sugli enti (nuovi iscritti, reddito medio, inflazione, tasso di disoccupazione ecc.) la più importante, in quanto determinante per la tenuta degli equilibri previdenziali, è rappresentata dai rendimenti dei patrimoni.

Le proiezioni fatte dagli enti previdenziali non potranno applicare un tasso di rendimento in termini reali del patrimonio superiore al 1% annuo per l’intero periodo considerato. Alcune casse, nel 2012, in occasione della prima verifica, avevano adottato un tasso nominale netto annuo di rendimento del proprio patrimonio pari al 3,4%, in linea con il rendimento realizzato dalla cassa nell’ultimo quinquennio, oppure un tasso tecnico lordo del 3% mentre altri ancora avevano preso in considerazione un tasso annuo reale del 0,5% fino al 2020, dello 0,8% fino al 2030 e poi dell’1%.