Italia: in calo per il secondo mese l’inflazione, in particolare sul “carrello della spesa”

Paolo Mameli -
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L’inflazione ha sorpreso verso il basso per il secondo mese a giugno, calando a 1,2% (da un precedente 1,4% sul NIC e 1,6% sull’IPCA).

La flessione è dovuta però ai ribassi, entrambi a nostro avviso transitori, dalle componenti non-core: alimentari ed energia (viceversa, l’inflazione di fondo è salita a 0,9% da 0,7%). Il calo dei prezzi alimentari (che ha fatto scendere in misura decisa, a 0,7% da 1,6%, il cosiddetto “carrello della spesa”) è spiegato pressoché interamente da fattori stagionali (oltre che dalla ulteriore correzione dopo i rincari di inizio anno); nel caso dell’energia, riteniamo che la flessione delle quotazioni internazionali vista negli ultimi mesi non sia destinata a ripetersi nel resto dell’anno. Pertanto, confermiamo la nostra idea che l’inflazione possa muoversi in un range piuttosto ristretto nella seconda metà dell’anno, tra 1,1% e 1,4%. In ogni caso, in conseguenza dei dati inferiori alle attese di giugno, rivediamo lievemente la stima media annua, a 1,3% nel 2017 e 1,4% nel 2018. Continuiamo inoltre a non vedere particolari pressioni sull’inflazione di fondo, che stimiamo attestarsi a 0,8% in media nel 2017, salvo riallinearsi all’indice generale (a 1,4%) nel 2018.

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A giugno, i prezzi al consumo sono scesi di un decimo secondo l’indice nazionale e di due decimi in base all’armonizzato Ue. L’inflazione annua è calata per il secondo mese, in entrambi i casi a 1,2% (da un precedente 1,4% sul NIC e 1,6% sull’IPCA).

I dati sono risultati inferiori sia alle aspettative medie di consenso che alla nostra previsione (già al di sotto della media dei previsori).

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Il calo di un decimo dell’indice nazionale nel mese è spiegato interamente dal contributo di alimentari e bevande. Su di esso sembrano aver inciso in misura decisiva fattori stagionali, come visibile dal crollo dei prezzi di vegetali e frutta fresca (-7,9% e -3,1% m/m rispettivamente). Inoltre, continua la correzione dei listini alimentari dopo il balzo legato ai fattori climatici di inizio anno (dopo il +1,3% medio del primo bimestre, i prezzi sono calati di mezzo punto percentuale al mese da marzo a maggio, dunque la flessione di giugno è solo poco più marcata rispetto a quanto visto nei tre mesi precedenti).

Una flessione dei listini si è registrata anche per le comunicazioni (-0,7% m/m, che però incide in misura meno significativa visto che il settore pesa per meno del 3% del totale), nonché (ma solo per un decimo) per le spese per il tempo libero e per bevande alcoliche e tabacchi.

Viceversa, si sono registrati rincari nei servizi ricettivi e di ristorazione (+0,3% m/m), nei trasporti (+0,2% m/m) e negli altri beni e servizi (+0,1% m/m). Da notare che nei trasporti il rialzo stagionale dei servizi di trasporto aereo e marittimo (+10,5% e +1,1% m/m) ha più che compensato l’ulteriore calo dei prezzi dei carburanti (la benzina è scesa di -1,7%, rallentando a +2,3% da +6,1% su base annua).

In controtendenza rispetto all’indice generale, l’inflazione di fondo è rimbalzata a 0,9% da 0,7% (il minimo era stato toccato a 0,2% lo scorso ottobre); nel mese, i prezzi core sono saliti di due decimi. Viceversa, gli alimentari hanno fatto scendere il prezzo del cosiddetto “carrello della spesa” (beni alimentari, per la cura della casa e della persona), che ha fatto segnare una flessione congiunturale di -0,7% m/m e un rallentamento tendenziale a 0,7% da 1,6% di maggio.

In sintesi, la flessione di giugno è dovuta ai ribassi, entrambi a nostro avviso transitori, dalle componenti non-core: alimentari ed energetici. Per quanto riguarda i primi, come detto il calo è spiegato pressoché interamente da fattori stagionali (oltre che dalla ulteriore correzione dopo i rincari di inizio anno); nel secondo caso, riteniamo che la flessione delle quotazioni internazionali dell’energia vista negli ultimi mesi non sia destinata a ripetersi nel resto dell’anno.

Pertanto, confermiamo la nostra idea che l’inflazione possa muoversi in un range piuttosto ristretto nella seconda metà dell’anno, tra 1,1% e 1,4%. In ogni caso, in conseguenza dei dati inferiori alle attese di giugno, rivediamo lievemente la stima media annua, a 1,3% nel 2017 e 1,4% nel 2018. Continuiamo inoltre a non vedere particolari pressioni sull’inflazione core, che stimiamo attestarsi a 0,8% in media nel 2017, salvo riallinearsi all’indice generale (a 1,4%) nel 2018.


Paolo Mameli – senior economist della Direzione studi e ricerche – Intesa Sanpaolo