Le prove di un inasprimento finanziario in Italia

Mark Holman -
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Da tempo si discute su quali siano stati gli impatti quantificabili del governo populista italiano sull’economia del Paese. Una delle principali conseguenze è l’inasprimento delle condizioni finanziarie che abbiamo visto a partire da aprile.

L’aumento dei rendimenti dei titoli di Stato è persistito così a lungo da essersi fatto strada nell’economia reale e questo inasprimento, per quanto involontario, è l’ultima cosa di cui l’economia più debole dell’Eurozona ha bisogno in questo momento.

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L’ultima prova degli effetti dello spread sul sistema finanziario, che alla fine trasmette questo inasprimento, si è vista ieri quando la seconda maggiore banca italiana, UniCredit, ha pagato un grande premio per emettere 3 miliardi di dollari di bond Senior Non-Preferred, che è l’ultimo strato del debito ‘bail-in’ ed è conteggiato nel Total Loss Absorbing Capital (TLAC). Tuttavia, si colloca al di sopra delle azioni comuni, del Tier 1 aggiuntivo e anche del Tier 2, che in UniCredit ammonta a circa 58 miliardi di euro. In altre parole, si tratta di un rischio relativamente basso e di solito viene emesso con spread bassi a tasso “risk-free”.

Nel gennaio di quest’anno Unicredit ha emesso un prestito obbligazionario di 1,5 miliardi di euro a cinque anni, anch’esso Senior Non-Preferred, con una cedola di appena l’1%. La nuova emissione di ieri, però, è arrivata con una cedola del 7,83% per cinque anni ed è stata emessa per un solo investitore. Considerando la situazione a parità di condizioni e rettificando la copertura valutaria, ciò equivale a swap (circa zero per 5 anni in euro) più 420 punti base, un enorme balzo in avanti rispetto allo spread di 70 pb sul bond stampato solo 11 mesi fa.

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L’aumento del costo del capitale può essere pagato solo con l’aumento dei margini di prestito, che in questo momento è un inasprimento indesiderato per l’economia italiana.


Mark Holman – CEO – TwentyFour Asset Managament