Bridge Over Troubled Water

-
- Advertising -

Sono tempi difficili. Per tutto il 2019, mentre le azioni raggiungevano nuovi massimi, abbiamo segnalato ai nostri investitori gli elevati livelli di rischio. Infatti, come abbiamo spesso evidenziato, lo scorso anno le condizioni sembravano stranamente simili a quelle prevalenti nei periodi che hanno preceduto le recessioni del passato.

Avevamo individuato tre fattori potenzialmente in grado di tramutare una crescita lenta in una crescita negativa: la guerra commerciale fra Stati Uniti e Cina, l’elevato indebitamento delle imprese e la tipica sequenza di allentamenti di fine ciclo che porta inflazione, e infine gli aumenti dei tassi da parte della Federal Reserve statunitense. Ma il fattore che ha scatenato la crisi in atto, una pandemia globale, non era prevedibile. Il coronavirus ha fatto precipitare una situazione già critica.

- Advertising -

Questa recessione non segue il solito schema. Non è partita dal comparto industriale, dal settore bancario né dal mercato immobiliare. Non riguarda solo la domanda dei consumatori, le filiere o gli investimenti delle imprese. Non è limitata a un numero ristretto di Paesi. Ha dimensioni globali e, sinora, è attribuibile in massima parte ai danni provocati dal necessario “distanziamento sociale”. Gli impianti produttivi non possono funzionare normalmente se gli operai si contagiano a vicenda. Ristoranti e compagnie aeree non possono offrire normalmente i propri servizi se i clienti potrebbero essere infettati.

La soluzione sembra semplice. I nostri analisti del settore healthcare ritengono che  un vaccino potrebbe essere disponibile in tempi record (12-18 mesi). Nel frattempo abbiamo bisogno di supporto (“bridges”), sotto forma di programmi di stimolo a favore di famiglie e imprese, finanziamenti volti a scongiurare una crisi di liquidità e terapie che consentano una più rapida guarigione dei malati ed evitino un sovraccarico del sistema sanitario.

- Advertising -

Servono inoltre politiche innovative per contenere la pandemia. La quarantena globale, l’ordine tassativo di restare in casa e la chiusura delle attività, armi per colpire il virus che hanno inevitabilmente delle conseguenze sull’economia. Potrebbe essere possibile ridurre i tassi di infezione con altri mezzi: un rigoroso programma di test, il tracciamento dei contatti, app per il tracciamento della posizione, “micro-quarantene”, checkpoint per il rilevamento della temperatura corporea, ecc. Questo concetto di “danzare” (dancing) attorno al virus anziché colpirlo (hammering) ci dà speranza.

La settimana prossima

I dati economici in uscita la prossima settimana saranno meno del solito, ma importanti per avere un’idea delle conseguenze della pandemia sull’economia mondiale e della possibile forma della ripresa.

I riflettori sono puntati sulla Cina, seconda economia mondiale e primo Paese uscito dalla crisi epidemiologica.Nonostante il previsto aumento delle pressioni disinflazionistiche nel Paese, si attende una continua attenuazione della recente debolezza di produzione industriale, immobilizzazioni e vendite al dettaglio. Sempre in Asia, gli investitori sono interessati anche agli sviluppi in Giappone, dato che gli indicatori anticipatori locali sono recentemente migliorati dopo aver raggiunto i peggiori livelli registrati in almeno dieci anni.

In Europa l’attenzione è rivolta ai dati preliminari sul PIL del primo trimestre. L’area euro potrebbe evidenziare una flessione del 3,8% t/t, la peggiore almeno dal 1999, anno in cui fu lanciata ufficialmente la moneta unica. Il PIL tedesco dovrebbe arretrare dell’1,1% t/t, evidenziando così il calo più consistente dalla crisi finanziaria globale del 2008-2009.

Più ricco il calendario economico degli Stati Uniti. Come in Cina, si prevede un’accelerazione della disinflazione dei prezzi al consumo. Le nuove domande di sussidi di disoccupazione dovrebbero scendere sotto quota 3 milioni, un valore comunque ancora elevato rispetto al picco di richieste nel periodo precedente la crisi sanitaria, pari a meno di 700.000. In aprile le vendite al dettaglio dovrebbero essersi ridotte del 14% m/m, una flessione che supera il record del -8,7% di marzo. La produzione industriale di aprile potrebbe essere diminuita del 10,5% m/m, il dato peggiore dall’inizio dei rilevamenti nel 1919.

Active is: non perdere di vista il contesto tecnico

Nelle ultime settimane gli asset rischiosi hanno registrato un forte rally sulla scorta del rallentamento dei contagi, della riapertura delle attività economiche e degli ingenti stimoli monetari e fiscali varati dalle autorità. Guardando al futuro, riteniamo che siano state sfruttate gran parte delle possibilità a portata di mano. Se da un lato il mercato sconta già molte buone notizie, dall’altro le incertezze legate al virus sono ancora elevate. Da un punto di vista tecnico, è importante tenere a mente che da adesso fino a settembre i mercati subiranno gli effetti del vecchio motto “sell in May and go away” (cfr. Grafico della settimana). Non pensiamo che i mercati azionari scenderanno fino a raggiungere nuovi minimi, ma non crediamo neppure che vi siano forti motivazioni a supporto di continui rialzi nel breve termine.