USA, Giappone e UK, cosa aspettarsi da inflazione e politiche monetarie?
Negli ultimi tre mesi, i rendimenti dei Treasury sono aumentati costantemente. Deutsche Bank ha evidenziato che attualmente abbiamo raggiunto 12 rialzi settimanali consecutivi dei tassi dei Treasury a 10 anni, il periodo più lungo da quando Paul Volcker era presidente della Federal Reserve (Fed) a metà degli anni Ottanta. Ora siamo ad un punto in cui i mercati ritengono che la Fed aumenterà i tassi fino a poco meno del 5% entro maggio 2023, dopodiché il consenso scommette su una loro riduzione molto graduale. Si tratta di un cambiamento significativo rispetto alla precedente proiezione che i tassi sarebbero saliti e poi scesi molto rapidamente. Siamo sempre stati dell’idea che l’inflazione non scomparirà. Detto ciò, come investitori, dobbiamo riconoscere che il mercato sta valutando un inasprimento maggiore e più duraturo.
I mercati e gli investitori sono costantemente alla ricerca di una svolta nel ciclo economico e di un segnale per ricominciare ad acquistare le asset class tradizionali. Non crediamo di essere ancora a quel punto. I recenti studi suggeriscono che la Fed probabilmente aumenterà i tassi di 75 punti base questa settimana, ma è probabile che inizi a discutere della possibilità di essere meno aggressiva a dicembre. Ciò appare logico sotto più punti di vista, in quanto le condizioni finanziarie si sono notevolmente inasprite: i titoli azionari hanno ripiegato, i tassi ipotecari sono aumentati e gli indicatori economici principali suggeriscono che il mercato immobiliare statunitense in futuro si indebolirà. Questi fattori hanno bisogno di tempo per avere un impatto sull’economia e, anche se avranno un impatto negativo sui consumatori, dobbiamo ricordare che il principale motore dei consumi sono i salari; il mercato del lavoro rimane molto solido. JOLTs degli Stati Uniti è molto lungimirante e l’ultimo rapporto mostra che il numero di posti di lavoro vacanti rispetto al dato sulla disoccupazione non è così alto come lo era prima. Le nuove opportunità di lavoro sono in leggera diminuzione, ma, a nostro avviso, devono scendere ancora molto. Molti altri indicatori del mercato del lavoro, come le richieste di disoccupazione o il tasso di disoccupazione stesso, continuano a suggerire che il mercato del lavoro è molto solido. Finché la situazione rimarrà questa, è probabile che i salari rimarranno fermi. Di conseguenza, riteniamo che i consumi rimarranno ragionevolmente robusti e che l’inflazione core, almeno per i prossimi mesi, dovrebbe salire.
Nel frattempo, potremmo iniziare a vedere un leggero ripiegamento dell’inflazione headline. In effetti, alcuni indicatori anticipatori suggeriscono che potrebbe aver già raggiunto il picco. Riteniamo, quindi, che nei prossimi mesi ci troveremo probabilmente in una terra di nessuno: i mercati si concentreranno sul fatto che l’inflazione globale potrebbe aver raggiunto il picco, mentre i dati mostreranno probabilmente che la crescita rimane ragionevolmente solida, la disoccupazione è ancora molto bassa e l’inflazione core continua a salire.
Al di fuori degli Stati Uniti, il Giappone è stato al centro dell’attenzione negli ultimi tempi a causa della debolezza della propria valuta. Per molto tempo si è pensato che né la Banca nazionale svizzera né la Banca centrale europea avrebbero aumentato i tassi, ma entrambe lo hanno fatto. La Bank of Japan (BoJ) rimane quindi l’unica grande banca centrale che si rifiuta di intervenire sui tassi di interesse. Finché permarrà questa situazione, crediamo che lo yen rimarrà sotto pressione. L’inflazione in Giappone ha raggiunto il 3% circa, per cui continua a crescere la pressione sulla BoJ affinché rinunci a controllare la curva dei rendimenti, anche se al momento i mercati non fanno molto affidamento che ciò accada.
Per quanto riguarda il Regno Unito, è meglio focalizzarsi sulla sterlina rispetto che ad un paniere di valute, o in particolare rispetto all’euro, dato che il dollaro è forte rispetto a tutte le valute. Riguardo al cambio sterlina-euro, la sterlina non si è mossa di molto. Le conseguenze del governo Truss si sono manifestate nel mercato dei Gilt. I tassi d’interesse britannici hanno sottoperformato quasi tutti gli altri mercati in quel periodo, in gran parte a causa dei piani per l’attuazione di tagli fiscali finanziati a debito in un periodo di alta inflazione. Probabilmente, data la riluttanza della Banca d’Inghilterra ad aumentare i tassi d’interesse, il contesto nel Regno Unito prefigurava una debolezza dei tassi d’interesse prima del mini-bilancio. Il nuovo Primo Ministro Rishi Sunak ha riconosciuto che l’inflazione è il problema principale del Regno Unito e le sue politiche saranno probabilmente più restrittive in termini di crescita economica. Sunak si assicurerà che il Regno Unito disponga di finanziamenti a medio termine, il che è positivo, ma è probabile che il mercato resti consapevole del fatto che le elezioni generali potrebbero non essere troppo lontane.