La fuga dei tassi d’interesse, i rendimenti obbligazionari sono tornati ma è rimasto tutto uguale?

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Necessari a combattere l’inflazione, gli aumenti dei tassi delle banche centrali hanno scosso i mercati obbligazionari, sollevando timori sui rischi di recessione economica in caso di rialzi eccessivi.

La combinazione di tassi d’interesse positivi e premi di rischio storicamente elevati nel credito europeo offre cedole interessanti agli investitori alla ricerca di un carry.

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Il credito Investment Grade non ha mai registrato, in tutta la sua storia, rendimenti così negativi: dal -12,53% nei primi 11 mesi dell’anno per l’indice BoFa IG Euro Corporates.

L’inasprimento delle politiche monetarie è il principale fattore alla base di questa situazione.  Era impossibile passare da rendimenti negativi a rendimenti al 2%, sui titoli di Stato tedeschi, senza perdite.

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Solo il 20% della perdita di valore è attribuibile al rischio di credito. La normalizzazione dei tassi di riferimento dovrebbe proseguire nel 2023, ma a un ritmo molto meno aggressivo, poiché l’inflazione sembra aver raggiunto il suo massimo. La questione principale sarà la rapidità del suo declino, escludendo nuovi shock esogeni, in particolare in Europa.

I premi di rischio sono saliti dall’1% a inizio gennaio all’1,8% a fine novembre, per il credito Investment Grade in euro, e dal 3,3% al 5% per il credito High Yield europeo. Questi livelli di valutazione superano le medie storiche degli ultimi 10 anni e implicano probabilità di default prossime all’8% per l’High Yield, ben al di sopra del 4,5% storico in quel periodo.

Anche se è probabile che l’inizio del 2023 sarà complicato, con un rendimento oggi del 4% sull’Investment Grade in euro, riteniamo che questa asset class offra una performance interessante nell’attuale contesto.

La selettività rimane all’ordine del giorno

L’analisi fondamentale resterà essenziale nel 2023.

Nei prossimi mesi, è probabile che i rating di credito subiscano un notevole peggioramento. In tutto il mondo, la crescita economica sta rallentando e le prospettive di crescita degli utili stanno diminuendo.

Sembra un anno difficile per le società più indebitate e cicliche. Nel 2023 prevediamo più declassamenti del rating del credito che miglioramenti.

I margini di profitto dovrebbero diminuire e la leva finanziaria dovrebbe crescere. I profili più difensivi, o le società in grado di trasferire gli aumenti di prezzo ai loro clienti finali, saranno i vincitori.

Per molti anni, le aziende hanno beneficiato di bassi tassi di finanziamento e hanno così esteso la scadenza media del loro debito.

L’aumento degli interessi passivi sembra gestibile per le società Investment Grade. Solo l’11% del debito totale dovrebbe essere rifinanziato nel 2023, con una cedola media del 4,20% rispetto all’1,90% del 2021.

In media, gli emittenti High Yield non hanno grandi scadenze a breve termine. Tuttavia, una prolungata stretta dei mercati dei capitali potrebbe rivelarsi problematica per alcune società. Anche se la qualità media del credito è notevolmente migliorata rispetto al passato, ci aspettiamo che il tasso di default raddoppi a un livello compreso fra il 4% e il 5% nel 2023.

Cautela sui nomi più deboli

L’affidabilità creditizia degli emittenti con i rating più bassi, da B a tripla C, è a rischio.

Questi segmenti includono molte società acquisite da fondi di private equity attraverso operazioni di leveraged buy-out. Questi ultimi hanno utilizzato un effetto leva molto elevato, spesso a tassi variabili, per raggiungere i loro obiettivi di rendimento in un contesto di finanziamento a basso costo. Queste società devono ora affrontare un calo del margine operativo, contemporaneamente a una pressione ancora maggiore dovuta ad aumenti significativi dei pagamenti di interessi.

Alcune società subiranno significativi declassamenti dei rating, con conseguente sottoperformance o persino default.

Riteniamo che il 2023 offrirà opportunità di investimento reali, con rendimenti interessanti. Siamo inoltre convinti che alcuni segmenti del mercato del credito rimarranno particolarmente vulnerabili e che la loro probabilità di insolvenza non si riflette ancora pienamente negli spread del credito.