Il climate change entra nell’agenda delle banche

di Rosaria Barrile -

Lo afferma un’indagine condotta a livello mondiale e promossa per la prima volta da una coalizione di fondi pensione negoziali guidati da Cometa e da Assofondipensione

Le banche sono in grado di gestire i rischi legati al cambiamento climatico nel senso più ampio del termine e non solo quelli che implicano un ritorno finanziario? A chiederselo questa volta non sono le associazioni bancarie o dei consumatori, bensì per la prima volta in Italia un gruppo di fondi pensione negoziali coordinati da Assofondipensione.

L’iniziativa promossa da Cometa, il fondo pensione complementare dei lavoratori dell’industria metalmeccanica, ha registrato l’adesione di 14 fondi negoziali, tra cui Fondoposte, Telemaco, Pegaso e Prevedi, per un patrimonio totale di oltre 20 miliardi di euro. L’obiettivo degli investitori istituzionali, che hanno iniziato a lavorare insieme già dal novembre dello scorso anno, è stato quello verificare l’approccio al ”climate change” dei maggiori istituti di credito internazionali nelle politiche di finanziamento.

I risultati dell’indagine, che in ultima analisi vorrebbe favorire l’adozione di comportamenti virtuosi, sono stati raccolti dall’agenzia di rating sociale e ambientale Vigeo e presentati nel corso della settimana Sri.

Il risultato più significativo è che su 40 tra le principali banche interpellate solo 23, poco più della metà, sono disposte a confrontarsi sul tema del climate change e condividono la necessità di adottare pratiche di finanziamento sostenibili, inclusa la gestione responsabile degli investimenti.

A pesare sul dato complessivo sono le importanti differenze tra le aree geografiche: in Australia la totalità delle banche si è dimostrata disponibile al confronto; buona anche la risposta degli istituti europei (72%), che componevano la parte più numerosa del campione, mentre si conferma molto timida la reazione delle banche americane che restano le meno interessate all’argomento (25%).

Dalla ricerca emerge come le banche siano impegnate a integrare i temi legati al climate change nel processo di risk management (53% degli istituti interpellati), e siano propense a finanziare fonti di energia rinnovabile (43%). In prima linea gli istituti di Australia, Stati Uniti ed Europa.

Anche se l’investimento sostenibile guadagna terreno, restano diverse punti critici nella strategia delle banche, a cominciare dalla quantificazione delle emissioni di Co2 nei portafogli dei clienti: rappresenta una priorità solo per il 10% delle banche interpellate.