Svezia: la crescita è “fossil free”

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Il paese ha annunciato che entro il 2030 userà solo energie rinnovabili. Ma senza rinunciare all’espansione della propria economia

Gli addetti ai lavori lo chiamano “decoupling”: coniugare la crescita economica alla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra. Di certo sarà uno dei temi chiave alla prossima Cop21 di Parigi, la Conferenza Onu sul clima.

In vista dell’avvio dei lavori, il 30 novembre, Kristina Persson, ministra svedese per lo Sviluppo strategico, nota anche come ministra “per il Futuro”, ha sottolineato come il “decoupling” sia non soltanto una possibilità, ma un dovere per tutti i paesi. Portando a esempio concreto proprio il suo.

La Svezia si è data un obiettivo importante: entro il 2030 sarà completamente libera dai combustibili fossili. I benefici sono chiari dal punto di vista ambientale, e per il miglioramento della vita nelle città e le nuove opportunità di lavoro. Ma sono concreti anche dal punto di vista più strettamente economico, in termini di crescita del Pil.

Dalla metà degli anni ’90 infatti la Svezia è uno dei pochi paesi industrializzati che è riuscito a “disaccoppiare” la crescita economica e le emissioni di gas serra: un’economia in espansione si è accompagnata al crollo dei livelli di emissioni.

Le emissioni di gas serra della Svezia sono i più bassi dell’Unione europea e dell’Ocse. E sono calate dai 71,8 milioni di tonnellate di Co2 equivalente del 1990 agli attuali 55,8 milioni di tonnellate: una riduzione del 22%. Ma nello stesso tempo il Pil svedese è cresciuto del 58%.

“Dobbiamo fare molto di più di quello che facciamo adesso”, spiega Persson. “E molti altri paesi devono cercare di raggiungere i nostri stessi obiettivi, per diventare paesi liberi dai combustibili fossili. Sarà difficile, ma è possibile”.

Tra le strade da seguire, secondo la ministra svedese, c’è la cosiddetta “economia circolare”, che consente di rispondere ai costi crescenti e alla sempre maggiore scarsità di materie prime. L’economica circolare prevede, da parte del sistema industriale, un approccio molto più convinto al riciclo, al riuso e alla rifabbricazione delle materie prime, per massimizzare l’efficienza dell’utilizzo delle materie prime, minimizzando al tempo stesso il consumo di energia.

“Nove consumatori su dieci ignorano i termini ‘economia circolare’, ma le grande imprese del mondo li conoscono bene”, afferma Stina Behrens, della Transformator Design di Stoccolma, che aiuta le società nello sviluppo di nuovi modelli di business, “a cominciare dai maggiori player globali della Svezia, come H&M e Ikea”.