Furti dal conto: se la banca non collabora

di Rosaria Barrile -

Il Tribunale di Benevento ha ordinato a Poste, che mal interpretava il Codice della privacy, di fornire i nomi delle persone beneficiarie delle operazioni contestate

Prima le hanno sottratto tutti i risparmi, pari a 11 mila euro. Poi ha dovuto combattere per anni per avere da Bancoposta le informazioni relative ai movimenti avvenuti sul suo conto corrente in maniera truffaldina. È accaduto a una risparmiatrice che si è rivolta al Movimento difesa del cittadino che ricorda come i correntisti abbiano il pieno diritto di ottenere dalla propria banca di riferimento la copia in chiaro dei propri estratti conto.

La vicenda prende avvio con la scoperta di quegli 11 mila euro di ammanchi sul conto corrente: la risparmiatrice si accorge che vi sono state delle operazioni di ricarica on line dal suo conto Bancoposta verso una carta Postepay. Tali operazioni vengono puntualmente contestate e denunciate anche alla Polizia Postale.

Nel 2008, dopo varie richieste, assistita dai legali del Mdc, chiede al Tribunale di Benevento un ordine di consegna della documentazione del proprio conto a Poste Italiane – Bancoposta, che impugna l’ordine, appellandosi al rispetto della “legge sulla privacy”.

La banca del gruppo Poste per anni ha respinto la richiesta di ottenere, oltre al numero della carta Postepay (subito fornito alla cliente), anche il nome del beneficiario delle operazioni online che erano state contestate.

Falliti il tentativo di conciliazione e una mediazione civile, i legali hanno contestato il generico riferimento al Codice della privacy opposto da Poste Italiane alla correntista che le ha impedito di sapere chi l’aveva derubata.

In pratica i legali hanno contestato il mancato rispetto delle Linee guida del Garante della privacy emanate nel 2007, che richiamano il Testo unico bancario (articolo 119): al correntista che ne faccia richiesta deve essere sempre essere fornita copia integrale di tutta la documentazione contabile relativa alle sue operazioni, anche se contenente dati di terzi. Così il Tribunale di Benevento ha dato ragione alla correntista, stabilendo il pieno diritto della cliente a ottenere copia integrale di tutta la documentazione delle proprie operazioni, oltre che il pagamento delle spese legali sostenute per un importo di quasi 5 mila euro.

Ma la parola fine alla vicenda non può ancora essere messa: la correntista non ha ancora ricevuto i documenti e sta valutando di agire civilmente verso Bancoposta per omessa vigilanza sul proprio conto online.