Boeri: pensione a 75 anni per i trentenni di oggi

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Secondo uno studio dell’Inps, per la generazione 1980 i problemi arrivano dalla discontinuità contributiva

Per un lavoratore tipo nato nel 1980 la pensione rischia di essere rimandata fino ai 75 anni di età. Il dato emerge da un’analisi dell’Inps, illustrata oggi dal presidente dell’istituto Tito Boeri nel corso di un incontro pubblico.

L’analisi ha riguardato lavoratori dipendenti e artigiani, e ciò che è emerso è stata una “discontinuità contributiva” di circa due anni, legata a episodi di disoccupazione o altri motivi, che pesa sul raggiungimento del diritto alla pensione. E se il “buco” nel versamento dei contributi si prolunga, la pensione può slittare fino ai 75 anni.

Secondo Boeri è indispensabile acquisire consapevolezza dell’importanza della continuità dei contributi. E varare in tempi stretti una modifica delle regole che consenta la flessibilità nel pensionamento.

Per quanto riguarda il part time agevolato per i lavoratori cui mancano non più di tre anni alla pensione (introdotto con la legge di Stabilità, e recentemente regolato dal decreto attuativo del ministero del Lavoro) Boeri ha detto che si tratta di una sperimentazione: “Noi la seguiremo con estrema attenzione e daremo i dati su quante persone la utilizzeranno”, ha aggiunto. “Ci sono dei limiti di stanziamento, ma in ogni caso non potranno essere più di 30mila lavoratori nel giro di tre anni”.

Boeri ha infine annunciato che le prime 150 mila buste arancioni saranno inviate in settimana ad altrettanti lavoratori. E ha sottolineato che l’operazione ha incontrato molto ostacoli perché “c’è stata paura, nella classe politica, che dare queste informazioni la possa penalizzare sul piano elettorale”.