Bond Mps: convertire o no?

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Il piano annunciato dalla banca prevede prezzi allettanti. Ma anche un aumento del rischio, passando dall’obbligazionario all’azionario

I circa 40 mila detentori di obbligazioni Mps interessati al piano di conversione volontaria annunciato dall’istituto senese sono alle prese con il dilemma: aderire o no?

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I prezzi di conversione sono piuttosto interessanti, se rapportati ai valori di mercato: si tratta dell’85% del valore nominale per i bond Tier 1 e del 100% per i bond Tier 2. Fa eccezione una delle obbligazioni Tier I, con codice Isin XS0180906439 (da 28,8 milioni) per la quale l’offerta si ferma al 20% del valore nominale. 

L’adesione comporta però l’obbligo di reinvestire quanto incassato nell’aumento di capitale da 5 miliardi di euro della stessa Banca Mps. E quindi significa passare da un investimento obbligazionario a un investimento azionario, con i maggiori rischi che ciò comporta.

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Gli obbligazionisti possono scegliere fra tre opzioni: aderire e quindi diventare azionisti della banca; non aderire, mantenendo le obbligazioni fino a scadenza, nella speranza di un rimborso integrale; oppure vendere adesso le obbligazioni sul mercato, portando a casa una perdita immediata, ma scansando ulteriori rischi.

Non va esclusa infatti l’eventualità di un bail-in, nel caso in cui l’operazione di conversione, e il successivo aumento di capitale non andassero a buon fine. 

Con il bail in sarebbero infatti a rischio non soltanto le azioni, ma anche appunto i bond subordinati come è successo, giusto un anno fa, con Banca Etruria, Banca Marche e Carife.

In ogni caso trattandosi di una proposta di concambio in azioni, non si può valutare la convenienza fino a quando non si conosce un dato fondamentale: e cioè il valore reale in azioni che gli obbligazionisti riceveranno. 

“Da un lato il comportamento più logico e razionale sarebbe quello di attendere maggiori informazioni (prima su tutt’e quella del prezzo di concambio) prima di eventualmente aderire”, commenta Marzotto Sim in una nota. “Dall’altro, adesioni molto basse potrebbero mettere a rischio il piano di ricapitalizzazione, con effetti negativi sugli stessi obbligazionisti. In questa contraddizione, a nostro avviso, sta la peculiarità (e in un certo senso la debolezza) dell’offerta di Mps”.

Piano di ricapitalizzazione”, aggiungono gli analisti della Sim, “viene richiesto un atto di fiducia ‘al buio’ agli investitori obbligazionari ‘retail’, ponendo su questi ultimi l’onore del ‘primo passo’ prima che l’Istituto senese si vada a ri-presentare da azionisti e investitori istituzionali”.

I termini della proposta, sottolinea peraltro Marzotto Sim, “sarebbero verosimilmente improponibili ad investitori professionali ed istituzionali”.