Debito Mercati Emergenti: i tre motivi per cui resta attraente

John Peta -

Il debito dei Mercati Emergenti denominati in dollari ha registrato un 2017 positivo finora, con l’indice JPM EMBI che ha segnato un ritorno del 7% e un rendimento che sta scendendo vicino ai livelli pre-voto USA.

Sebbene tali guadagni potrebbero far diminuire l’attrattività dell’asset class per alcuni investitori, in particolare rispetto ai titoli denominati in valuta locale, riteniamo che il debito dei Mercati Emergenti in valuta forte continui ad essere attraente nel breve e medio termine per tre motivi.

Contesto macroeconomico
I grandi afflussi nell’asset class quest’anno riflettono un migliore contesto macroeconomico per i Mercati Emergenti, dato che i prezzi delle materie prime in ripresa – o almeno più stabili – permettono ai Paesi di migliorare i bilanci esterni e fiscali. Gli esportatori di commodity hanno tratto vantaggio da un’economia globale solida e dai bassi tassi di interesse per coprire nel primo trimestre i fabbisogni di indebitamento, ancora significativi, concentrando le emissioni di debito nella parte iniziale dei loro piani, dato che la promessa da parte di Trump di introdurre uno stimolo fiscale ha spinto alcuni ad aspettarsi rendimenti più elevati più in là nel 2017.

La combinazione tra dati economici inferiori alle attese provenienti dagli Stati Uniti e difficoltà incontrate da Trump nel portare avanti le proprie politiche, nel frattempo, hanno messo in dubbio tali previsioni sui tassi di interesse. Allo stesso tempo, con un’economia ancora in fase di ripresa, le principali Banche Centrali dovrebbero continuare a ridurre le proprie misure di stimolo fiscale in maniera graduale.

L’outlook per la crescita
Anche se il livello del debito dei Mercati Emergenti in media non sta migliorando, si sta stabilizzando – almeno in alcuni Paesi – in gran parte grazie alla ripresa della crescita del Pil. I dati nel primo trimestre sono stati positivi per tutti i Mercati Emergenti e in particolare per i Paesi dell’Europa centrale ed orientale, che sembrano sulla buona strada per raggiungere una crescita del 3-4% quest’anno. Anche il Brasile ha registrato una ripresa nel primo trimestre, sebbene questo miglioramento potrebbe non continuare per il resto dell’anno, a causa di una rinnovata incertezza politica.

Anche i dati sul commercio sono migliorati considerevolmente, con un aumento delle esportazioni in Asia avvenuto in concomitanza con una serie di miglioramenti per gli esportatori di materie prime come il Sud Africa. Quattro dei cosiddetti “Fragile Five” – Indonesia, Sud Africa, Brasile and India – hanno al momento disavanzi di parte corrente inferiori al 2% (rispetto al picco del 6-8% del 2013), lasciando indietro solo la Turchia, dove l’incertezza politica continua a pesare sul sentiment delle imprese e del turismo.

Una ridotta vulnerabilità esterna è una buona notizia per quei Paesi che vedono una minore pressione sulle loro valute e che allo stesso tempo si trovano ad essere meno sensibili ad improvvise interruzioni nei flussi di portafoglio in entrata.

Il peso del debito
Le valute più stabili hanno anche aiutato a regolare i livelli del debito dei Mercati Emergenti, in particolare nei Paesi dell’Africa Sub-Sahariana, dove alti deficit gemelli hanno portato alla caduta libera delle valute tra il 2014 e il 2015, innescando un enorme aumento del loro debito esterno. Dato che il costo del debito esterno continua a pesare sui bilanci pubblici, a vincere saranno probabilmente quei Paesi che avranno imparato la lezione degli ultimi anni, intensificando quegli sforzi fiscali che sono stati obbligati a intraprendere durante le crisi.

Paesi come la Colombia o il Sudafrica hanno fatto troppo poco in termini di consolidamento fiscale, e ciò li ha resi vulnerabili al rischio di ulteriori declassamenti del credito, dovesse la crescita essere deludente quest’anno o il prossimo. Il Ghana è uscito anche dai target fissati dal FMI e necessita di un’estensione per poter portare a termine il suo programma, mentre Paesi come il Senegal, il Camerun o anche la Costa D’Avorio hanno mostrato una migliore disciplina fiscale, con economie più diversificate e una maggiore capacità di ripresa dagli shock delle materie prime.

La futura sovraperformance
Oltre ai rischi economici e politici specifici per ogni Paese, l’asset class sta affrontando una minaccia più ampia: uno spostamento nel contesto macroeconomico globale. Riteniamo in questo caso che i Mercati Emergenti sarebbero colpiti più duramente da una recessione globale piuttosto che da un ciclo di inasprimento monetario più aggressivo da parte dalla Fed, che rappresenterebbe un segno di maggiore crescita a livello globale.

In sostanza, ci aspettiamo che il contesto macroeconomico benevolo, l’outlook solido e il miglioramento della sostenibilità del debito sosterranno il debito dei Mercati Emergenti nei prossimi mesi. Tuttavia, mentre nei primi mesi del 2017 c’è stato un rally nei prezzi delle materie prime, i Paesi che dovrebbero sovraperformare nel resto dell’anno saranno probabilmente quelli con economie diversificate e con la capacità di centrare una forte crescita pur mantenendo una disciplina fiscale.


John Peta – Head of Emerging Market debt – Old Mutual Global Investors