Il partito Repubblicano è in grado di far approvare la riforma tributaria?

Mark Haefele, Mike Ryan -
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Donald Trump spera di riuscire in un’impresa in cui hanno fallito tutti i Presidenti americani da Ronald Reagan in poi, cioè la semplificazione del codice fiscale statunitense.

George W. Bush si era servito degli sgravi fiscali per dare impulso alla crescita economica. Il Presidente successivo, Barack Obama, ha esteso gli sgravi senza tuttavia mantenere la promessa di semplificare l’ordinamento fiscale. Il codice fiscale americano è ormai sostanzialmente invariato da ben 31 anni, ma oltre alla dichiarata intenzione di ridurre il numero di aliquote e tagliare al 15% l’imposta generale sulle imprese, i dettagli comunicati da Trump sulla sua proposta di riforma tributaria sono stati estremamente scarsi.

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Ad ogni modo, apportare qualsiasi cambiamento al codice fiscale sarà estremamente difficile. Trump si appresta ad attuare la riforma fiscale in un quadro politico molto più polarizzato rispetto a quello in cui si trovava l’amministrazione Reagan nel 1986. Chuck Schumer, il capogruppo della minoranza del Senato, ha già minacciato una vigorosa opposizione alla proposta; inoltre i Democratici sono contrari alla riduzione della spesa pubblica necessaria per il finanziamento degli sgravi fiscali. In aggiunta, alcuni Repubblicani potrebbero negare il proprio appoggio al Presidente se la riforma comportasse un significativo aumento del deficit pubblico.

Tuttavia, anche se una riforma radicale del codice fiscale appare improbabile, riteniamo che se i Repubblicani si accontentassero di obiettivi meno ambiziosi potrebbero riuscire nel giro di 6–9 mesi ad attuare una parziale riforma, probabilmente non sufficiente a fornire un impulso determinante all’economia statunitense, ma abbastanza incisiva da estendere i rialzi dei mercati azionari americani.

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  • La riforma tributaria dovrebbe del resto suscitare minori controversie rispetto a quella sanitaria. A differenza della sanità, un tema su cui all’interno del partito Repubblicano esistono forti differenze ideologiche, quasi tutti i Repubblicani concordano, almeno in linea di principio, sulla necessità di ridurre il carico fiscale. Inoltre, la riforma sanitaria coinvolge una serie di aspetti molto difficili da affrontare isolatamente. Al contrario, in ambito fiscale i Repubblicani possono limitarsi a concentrare gli sgravi sulle aziende invece di introdurre cambiamenti di ampia portata.
  • Dato che il taglio dell’aliquota per le imprese non dovrebbe avere ripercussioni eccessive sul deficit, è improbabile che susciti l’opposizione dell’ala più conservatrice del partito. Le imposte pagate dalle aziende generano ogni anno per l’erario americano un gettito di 300 miliardi di dollari, pari all’1,6% soltanto del PIL contro i 1500 miliardi di dollari generati dall’imposta sul reddito delle persone fisiche. La riduzione al 15% della tassa sulle società chiesta da Trump potrebbe rivelarsi un obiettivo troppo ambizioso, ma il taglio dell’aliquota generale dal 35% al 25% è un traguardo relativamente a portata di mano.
  • Inoltre, i Repubblicani hanno bisogno di una vittoria legislativa per dimostrare che sono in grado di governare e ingraziarsi gli elettori prima dell’inizio della campagna per le elezioni di metà mandato verso la fine della prossima primavera. Trump stesso ha bisogno di portare a casa un buon risultato e per questo è probabile che sia disposto a scendere a compromessi.

Anche se l’approvazione della riforma è tutt’alto che certa, secondo l’UBS Office of Public Policy le probabilità di successo sono del 55%. I listini azionari americani hanno guadagnato terreno dopo la vittoria di Trump anche grazie all’attesa di sgravi fiscali che avrebbero stimolato la crescita del PIL e degli utili aziendali. Una riforma parziale non imprimerebbe alla crescita lo slancio auspicato dagli investitori lo scorso novembre, ma l’impatto sui mercati azionari sarebbe comunque positivo.
Secondo le nostre stime, una riduzione dell’aliquota d’imposta sulle imprese di 10 punti percentuali potrebbe generare nel breve termine un incremento del 3–5% degli utili delle società americane.
In questo caso i titoli più avvantaggiati sarebbero quelli esposti al mercato interno, in particolare quelli delle small cap, delle società finanziarie e delle telecomunicazioni.

Conclusioni
Il Presidente Trump e il partito Repubblicano desiderano semplificare il codice fiscale e ridurre l’imposta per le imprese. In un quadro politico altamente polarizzato come quello attuale è estremamente difficile ottenere l’approvazione di qualsiasi riforma fiscale.
Tuttavia, se la riforma si limitasse a una serie di sgravi per le aziende riteniamo che la proposta potrebbe passare il vaglio del Congresso. In questo caso i mercati azionari statunitensi potrebbero mettere a segno un progresso del 3–5% e i maggiori beneficiari sarebbero i titoli esposti all’economia interna.


Mark Haefele – Global Chief Investment Officer – UBS Wealth Management
Mike Ryan –  Chief Investment Officer Americas – UBS Wealth Management