Sulle pensioni per il Governo ci sono le condizioni per dare un messaggio positivo al Paese

Roberto Carli -

Il nuovo tavolo di concertazione 4.0 sulle pensioni va ai tempi supplementari.

Dopo un lunedì 13 novembre davvero con una agenda di incontri pienissima (un incontro tecnico la mattina ed uno politico nel pomeriggio con il gotha economico del Governo , Gentiloni, Padoan e Poletti e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil) l’Esecutivo ha ricalibrato in senso migliorativo la propria proposta di rinviare in maniera selettiva l’innalzamento automatico dell’età pensionabile dal 2019 e ha inserito la misura in un pacchetto “correttivo” più ampio articolato in 7 punti che, se condiviso, potrebbe trovare confluenza in un emendamento ad hoc al disegno di Legge di Bilancio che è all’esame del Parlamento.

Da parte sindacale si è chiesto che si traduca in testi scritti e dettagliati il “paniere” degli interventi in maniera tale da poterlo esaminare in maniera approfondita. La valutazione complessiva verrà fatta sabato 18 novembre a Palazzo Chigi nell’ambito di uno specifico, nuovo incontro Governo-Sindacati già programmato con inizio alle ore 10, a questo punto , salvo nuove sorprese, decisivo.

Lo stanziamento complessivo , secondo quanto dichiarato dal Premier , è di 300 milioni, ritenuto dal Governo un impegno finanziario “importante” nell’ambito del “sentiero stretto” più volte evocato dal Ministro dell’Economia. Gentiloni si augura, ritenendo ci siano le condizioni, che possa trovarsi un accordo al fine di “dare un messaggio positivo al Paese”.

Ma quali sono i punti individuati dal Governo ? Lo “starting point” è la vexata quaestio della sterilizzazione dell’innalzamento dell’età pensionabile per alcune categorie di lavori ritenuti gravosi. Complessivamente sono 11, le medesime previste per l’accesso all’Ape sociale, cui se ne aggiungono altre 4 rappresentate da lavoratori che prestano servizio presso impianti siderurgici, i braccianti agricoli, i lavoratori marittimi e i pescatori.

Rispetto a quella che era la ipotesi presentata la settimana scorsa il Governo propone ora di fissare il requisito contributivo a 30 anni , rispetto ai precedenti 36 anni, e prevede che il lavoro gravoso sia stato svolto almeno in 7 anni negli ultimi 10 prima dell’accesso alla pensione (invece che 6 anni negli ultimi 7 come era stato ipotizzato da Palazzo Chigi la scorsa settimana).

Il secondo punto è costituito dalla proposta di istituire una Commissione ad hoc, composta da Inps, Inail, Istat e i Ministeri del Lavoro, dell’Economia e della Salute che studi la gravosità delle occupazioni e che valuti la classificazione tra previdenza ed assistenza ai fini di una migliore separazione. Dagli approfondimenti che ne discenderanno potrebbe risultare la individuazione di nuova categorie di lavori da esentare dall’aumento dell’età pensionabile.

Profilo di particolare importanza è rappresentato poi dalla volontà di rivedere il meccanismo di calcolo, pur mantenendo l’adeguamento con periodicità biennale.L’obiettivo vorrebbe essere quello di considerare anche le eventuali riduzioni nella speranza di vita (era accaduto nel 2015).

Come opererebbe il nuovo meccanismo ? Si prenderebbe come punto di riferimento la media biennale (e non più triennale) confrontata con il biennio precedente da cui ricavare lo scostamento. Eventuali riduzioni nell’aspettativa di vita non comporterebbero però riduzioni nel requisito di pensionamento ma verrebbero considerate “a recupero” nel conteggio successivo .

Ulteriori due punti sono costituiti dal riutilizzo delle risorse dell’Ape sociale e di quelle dei precoci nel 2018. Profilo che era stato accantonato in sede di Legge di Bilancio e che verrebbe ora ripreso è poi quello legato alla omogeneizzazione fiscale dei fondi pensione del pubblico impiego con quelli disciplinati dal dlgs 252/2005.

Non è ancora chiaro però se avrebbe valenza omnicomprensiva o se si applicherebbe solo ai nuovi assunti. Last but not least si prevede anche il miglioramento del Fis, il fondo integrativo salariale , che sostiene i lavoratori con attività ridotta o sospesa