M&A outlook 2018: un altro anno promettente

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Il 2018 sarà un anno particolarmente promettente per le operazioni M&A secondo BDO Italia.

Grazie alla crescita dell’economia italiana, che si farà stabile pur non tornando ai livelli pre-crisi, e al superamento delle criticità nel sistema bancario, si stima già un controvalore relativo alle operazioni annunciate in pipeline pari a € 37 mld.

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BDO Italia, inoltre, ritiene che i fondi di private equity esteri continueranno ad avere sempre maggiore rilevanza nel nostro Paese nel 2018, grazie anche alla nuova interpretazione del Carried Interest come reddito da capitale e non, come in precedenza, reddito da lavoro, con conseguente differente tassazione. Il regime di tassazione più favorevole (dal 45% della precedente aliquota marginale all’attuale 26%) agevolerà, quindi, l’acquisizione di aziende italiane. Le prede dei fondi di private equity esteri nel nostro mercato nazionale saranno individuate prevalentemente nei settori ICT, consumer e beni e servizi industriali.

Se il 2016 è stato un anno favorevole per l’attività M&A, il 2017 si è dimostrato un anno ancora migliore in termini di numero di operazioni perfezionate, anche se i volumi non hanno seguito lo stesso trend di crescita. Il referendum 2016 non ha sostanzialmente impattato le performance del mercato M&A italiano nel 2017. Secondo BDO Italia, invece, non sono ancora pronosticabili gli effetti per il nostro Paese dello spostamento della sede dell’EBA da Londra a Parigi.

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“È indubbio che la stabilità politica sia un fattore determinante per il mercato M&A, non solo a livello nazionale, ma anche globale – ha commentato Stefano Variano, Partner di BDO Italia. – Per questo, il segmento attende con ansia i risultati delle elezioni politiche italiane previste per la prima metà del 2018: se il nostro sistema politico nazionale riuscisse a trovare l’auspicata stabilità, ci potremmo senz’altro attendere un incremento del numero di deal. Gli ostacoli per i soggetti che guardano al nostro Paese sono purtroppo quelli di sempre: infrastrutture, formazione, competitività del costo del lavoro. Per questo riteniamo che piani come Industria 4.0 possano fare la differenza nel rendere le nostre aziende attrattive e ricettive agli investimenti esteri. Finora, con questo progetto, ci si è dedicati maggiormente ai beni strumentali, con misure come l’iper e il super-ammortamento. Ora occorre guardare maggiormente anche agli asset intangibili delle nostre aziende: le competenze e la formazione. La strada imboccata, comunque, è quella giusta.”