Nel programma del nuovo Governo si riprende l’idea di un fondo pensione pubblico

Roberto Carli -

Tra i diversi punti ricompresi nel documento recante il programma del nuovo Governo c’è anche l’intenzione di prevedere l’incremento di un fondo previdenziale integrativo pubblico.

Il riferimento di partenza sembra essere l’idea lanciata in occasione della Relazione annuale dal Presidente dell’Inps di creare uno schema integrativo pubblico da affiancare a quello privato.

L’obiettivo è in primo luogo è quello di favorire una maggiore di soluzioni di integrazione pensionistica, su base volontaria, soprattutto a beneficio di quelle categorie (tra cui proprio i giovani) che al momento aderiscono poco a previdenza complementare.

Si vuole poi canalizzare maggiormente verso la economia domestica gli investimenti del fondo pensione costituendo in maniera tale da stimolare lo sviluppo.

E’ utile ricordare come nella precedente legislatura era stato presentata dal senatore Mucchetti una proposta che intendeva costituire presso l’Ente di previdenza obbligatorio “IntegraInps”, che intendeva consentire ai lavoratori di integrare la pensione obbligatoria attraverso un’alternativa ritenuta meno rischiosa e anche meno costosa rispetto alle proposte di mercato, non creando un fondo pensione, ma prevedendo piuttosto versamenti aggiuntivi all’Inps, finanziati a ripartizione, evitando quindi di costituire nuovo debito in capo all’Inps.

Come si svilupperà il nuovo progetto ? Dovrebbe trattarsi di un fondo pensione vero e proprio, a capitalizzazione dei contributi e soggetto quindi alla Vigilanza Covip. E’ necessario comprendere come si collocherà la nuova forma pensionistica nel nostro sistema di previdenza complementare con riferimento alla platea dei potenziali destinatari considerando la centralità della contrattazione collettiva.

Quello che sembra essere invece delineato è che la nuova forma previdenziale dovrebbe essere soggetto distinto rispetto a FondINPS, peraltro in via di disimissione in base a quanto previsto dalla Legge di Bilancio 2018, anche recependo le osservazioni della COVIP, che è un fondo residuale previsto dal meccanismo del silenzio assenso.

La normativa prevede infatti che , nel caso in cui il lavoratore nei 6 mesi previsti non esprima alcuna volontà, a decorrere dal mese successivo il datore di lavoro trasferisce il TFR maturando dei dipendenti alla forma pensionistica collettiva prevista dagli accordi o contratti collettivi, anche territoriali, salvo sia intervenuto un diverso accordo aziendale (che deve essere notificato dal datore di lavoro al lavoratore, in modo diretto e personale ) che preveda la destinazione del TFR a una forma collettiva.

In caso di caso di presenza di più forme pensionistiche il TFR maturando è trasferito, salvo diverso accordo aziendale, a quella alla quale abbia aderito il maggior numero di lavoratori dell’azienda. Qualora non siano applicabili le disposizioni precedenti il datore di lavoro trasferisce il TFR maturando alla forma pensionistica complementare istituita presso l’INPS , vale a dire proprio FondiINPS.