Brexit, cosa accadrà?

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I negoziatori britannici hanno raggiunto un accordo con i funzionari dell’Unione europea a Bruxelles che potrebbe spianare la strada affinché il Regno Unito lasci l’Unione europea alla fine di questo mese, dopo 46 anni dall’ingresso nel mercato comune.

Il Withdrawal Agreement è stato completato poco prima della riunione dei leader dell’Unione europea di oggi e domani. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha definito l’accordo “equo ed equilibrato”.

Johnson ha celebrato il “grande nuovo accordo” e ha chiesto al Parlamento di “fare in modo che Brexit sia portata a termine entro questo sabato, in modo da potersi occupare di altre priorità”.

L’Unione Europea ha rivisto la propria linea politica, definendo le proprie future relazioni con il Regno Unito, stabilendo “i parametri di un partenariato ambizioso, ampio, profondo e flessibile nell’ambito della cooperazione commerciale ed economica, incentrato su un accordo di libero scambio globale ed equilibrato”.

Nell’ambito di questo accordo, entrambe le parti hanno convenuto di sviluppare un partenariato economico ampio ed equilibrato, che comprenda un accordo di libero scambio, nonché una più ampia cooperazione settoriale laddove vi sia un interesse reciproco. Il partenariato economico dovrebbe pertanto garantire l’assenza di tariffe, tasse, oneri o restrizioni quantitative in tutti i settori. Saranno probabilmente incluse anche altre disposizioni sulla libera circolazione dei capitali e sui pagamenti relativi alle transazioni liberalizzate nell’ambito del partenariato economico, fatte salve eccezioni rilevanti. Il principio della libera circolazione delle persone non dovrebbe applicarsi e le parti dovranno stabilire disposizioni in materia di mobilità: esenzione dal visto per i viaggi di breve durata, condizioni d’ingresso e di soggiorno, quali ricerca, studio e formazione.

  • La questione irlandese resta ancora aperta, in quanto in questo accordo l’Irlanda del Nord sarebbe legata a entrambe le parti dopo Brexit. L’Irlanda del Nord si troverebbe legalmente nell’unione doganale del Regno Unito, ma in pratica applicherebbe le norme e le procedure comunitarie in materia di tariffe, il che implica una frontiera nel Mare d’Irlanda.
  • Il Partito democratico unionista dell’Irlanda del Nord (DUP) ha annunciato di non essere soddisfatto di questa versione dell’accordo e pertanto non la sosterrà. A loro parere, sebbene siano stati compiuti alcuni progressi, la questione irlandese non è stata risolta in modo soddisfacente.
  • Il leader laburista Jeremy Corbyn ha chiesto un secondo referendum, affermando che l’accordo è peggiore di quello proposto da Theresa May.
  • I mercati finanziari hanno accelerato sulla scia dell’annuncio iniziale, per poi ripiegare quando le possibilità dell’approvazione dell’accordo da parte del Regno Unito sono diminuite a causa delle obiezioni del DUP.

Cosa accadrà?

  • L’accordo sarà rivisto e discusso durante il vertice UE, ma soprattutto deve ancora essere approvato dal Parlamento britannico, che si riunirà in una sessione straordinaria sabato.
  • Poiché Boris Johnson non ha più la maggioranza in Parlamento, e poiché dipende dal suo partner della coalizione DUP, le obiezioni degli Unionisti irlandesi rappresentano un grosso ostacolo.

Senza i suoi alleati nordirlandesi, Johnson ha bisogno di raccogliere circa 61 voti su un pool di 75 deputati disponibili per ottenere l’approvazione dell’accordo, il che implica anche convincere i deputati del suo stesso partito.

Johnson metterà ai voti il deal sabato, anche se il DUP finora ha dichiarato di averlo respinto. Potrebbe sperare che cambino idea o rendersi conto di come l’alternativa sia peggiore per loro. Alcuni Brexiteers a favore del no deal in altri partiti potrebbero votare per questo accordo, dando a Johnson i voti necessari, dato che ritengono che una hard Brexit sia comunque preferibile a nessuna Brexit. Potrebbe anche avere bisogno di un po’ di sostegno da parte dei laburisti, il che potrebbe richiedere di proporre un referendum tra questo accordo e il remain.

Se l’accordo sarà approvato dal Parlamento britannico, il periodo di transizione inizierà il 1° novembre e anche i negoziati commerciali inizieranno immediatamente. Riteniamo che questi limiti verrebbero prorogati, per cui uno status quo virtuale regnerebbe per più anni, ma senza incertezze. Ciò sarebbe accompagnato da una forte ripresa del mercato, con benefici finanziari, soprattutto perché anche i rendimenti aumenterebbero, rendendo più ripida la curva dei rendimenti. Anche la sterlina inglese continuerebbe il suo recente rialzo, rompendo l’1,30 contro il dollaro.

La domanda più grande è cosa succederebbe se il deal venisse respinto. Johnson spingerebbe di nuovo per le elezioni generali, anche se questo potrebbe richiedere un secondo referendum. C’è anche la possibilità di un governo custode, che potrebbe anche includere un referendum prima delle elezioni. In ogni caso, l’incertezza persisterà e i beni si ritireranno ai livelli recenti.

È difficile speculare sugli sviluppi politici – specialmente nel Regno Unito – ma crediamo che l’accordo di Johnson abbia maggiori possibilità di passare rispetto a quello della May; l’incertezza  infatti pesa sui dati e sul sentiment e questa potrebbe essere l’ultima possibilità per un deal Brexit più morbido.

Implicazioni per gli investimenti

La sterlina è volata sulla scia della notizia dell’accordo, continuando la sua recente tendenza al rialzo, con il GBP/USD in crescita di oltre l’1% a 1,2990 nei minuti successivi alla notizia, anche se poi è indietreggiata, mentre gli investitori rivalutano la probabilità che l’affare passi il Parlamento. Mentre parliamo, la sterlina si colloca a 1,28, in calo dello 0,2% rispetto al dollaro.

La sterlina si è inizialmente rafforzata anche nei confronti dell’euro, ma ora è scesa dello 0,6%. È interessante notare che chi sta guadagnando di più è l’euro, con un aumento dello 0,4% rispetto al dollaro.

I mercati azionari in Europa si sono mossi con cautela. Dopo il picco iniziale, la maggior parte degli indici azionari europei si sono allentati. L’indice FTSE 100 è il più grande vincitore, con una crescita dello 0,9%, mentre i futures azionari statunitensi sono avanzati dello 0,2%. I mercati finanziari hanno tratto i maggiori benefici, in quanto i tassi sostenuti e l’accordo di libero scambio, che comprende la libera circolazione dei capitali e i pagamenti, sosterrebbero il settore.

I rendimenti delle obbligazioni sovrane si sono ridotti, grazie a una maggiore propensione al rischio, con il rendimento dei Bund a 10 anni che ha raggiunto il -0,34% prima di scendere a -0,39%. Anche il rendimento a 10 anni negli Stati Uniti è salito all’1,75%.

Manteniamo una visione costruttiva sulle attività di rischio, in quanto riteniamo che l’allentamento delle tensioni geopolitiche relative alla Brexit e ai dazi USA-Cina sosterrà il sentiment e che un no deal non sia probabile. Se l’accordo non fosse approvato nel Regno Unito, si potrebbe ancora registrare di nuovo una delusione. E crediamo che alcuni risultati trimstrali decorosi potrebbero essere utili per prolungare il rally.

Anche se i rendimenti sono stati sostenuti, non ci aspettiamo una mossa brusca fintanto che perdurino le smorzate aspettative di inflazione e le preoccupazioni per la crescita globale, ma i rendimenti potrebbero ancora aumentare se le incertezze globali continueranno a essere rimosse.