Commento di Andrea Iannelli (Fidelity International) su l’ultimo meeting della BCE

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L’ultimo meeting della BCE sotto l’egida di Mario Draghi non ha riservato sorprese agli investitori. I tassi sono rimasti invariati, mentre i mercati hanno continuato a concentrarsi sul nuovo ciclo di acquisti di asset che inizierà il mese prossimo. Ma il mandato di Draghi presso la BCE è stato tutt’altro che prevedibile e le sue decisioni continueranno a influenzare i mercati e l’assetto europeo anche dopo che Christine Lagarde avrà raccolto il testimone,

“Salvatore dell’euro”

Draghi lascia la BCE come “salvatore dell’euro”, dopo aver aiutato la zona euro a risalire la china con il suo ormai famoso discorso “whatever it takes” nel 2012. A ciò si sono aggiunti una serie di tagli dei tassi e un programma di quantitative easing espansivo, volto ad affrontare la crisi del debito europeo e a stabilizzare i mercati obbligazionari periferici. Probabilmente, la BCE si è trasformata in un’istituzione molto diversa sotto la guida di Draghi, diventando essenzialmente il “creditore di ultima istanza” e introducendo nuovi strumenti per sostenere l’economia della zona euro ancora in difficoltà.

Dopo la prima tornata di QE, quando la banca centrale ha acquistato obbligazioni sovrane e corporate della zona euro, la BCE è diventata uno dei maggiori detentori di reddito fisso europeo a livello globale. Il suo bilancio è più che raddoppiato dal 2011 e si attesta ora a 4.700 miliardi di euro. Ha inoltre continuato a tagliare i tassi dopo aver infranto il tabù psicologico del limite inferiore a tasso zero. Dopo l’ultimo taglio effettuato a settembre, il tasso di deposito applicato alle riserve delle banche europee presso la BCE è ora al minimo storico di -50 punti base e si prevede un ulteriore calo. Draghi ha utilizzato altri strumenti non convenzionali, come le linee guida esplicite, il tiering sui depositi e considerevoli iniezioni di liquidità, per sostenere i mercati europei e l’economia della zona euro.

Scenari peggiori evitati 

Per molti versi, queste operazioni sono state un successo. La crescita sarà ancora forse modesta, ma l’economia dell’Eurozona si è ripresa dalla crisi e, sebbene vi siano ancora rischi negativi, gli scenari peggiori sono stati evitati.

I mercati devono ringraziare la BCE per la determinazione con cui è intervenuta. Al culmine della crisi del debito europeo, i Paesi periferici in particolare non hanno avuto accesso ai finanziamenti, con i livelli di spread sul debito italiano, spagnolo, portoghese e greco che hanno raggiunto il massimo storico. Le ricadute sull’economia reale sono state repentine, in quanto la grande quantità di titoli governativi emessi da Paesi in difficoltà detenuti dalle banche ha compromesso la loro capacità e disponibilità a concedere prestiti, mettendo a dura prova la liquidità del sistema.

La BCE non ha ancora assolto il proprio mandato in materia di inflazione

Mentre la BCE ha svolto un ruolo chiave nella stabilizzazione dei mercati dell’Eurozona, è necessario fare di più. Nonostante i suoi migliori sforzi, la Banca Centrale ha costantemente mancato il suo unico obiettivo: mantenere l’inflazione dell’Eurozona vicino al 2%. Oggi, l’Indice Armonizzato dei Prezzi al Consumo (IAPC), che riflette i tassi di inflazione in tutti i Paesi del blocco, si attesta allo 0,8%. Più preoccupanti, le stime di mercato basate sulle aspettative di inflazione dipingono un quadro cupo, con un breakeven sull’inflazione attesa 5 anni/5 anni che si attesta solo all’1,2%. I mercati dicono essenzialmente alla BCE che la banca centrale continuerà a non rispettare il suo mandato in materia di inflazione.

Passaggio di testimone a Christine Lagarde

Il nuovo Presidente della BCE, Christine Lagarde, porterà il peso dell’eredità di Draghi con poche munizioni rimaste e un crescente malcontento all’interno del Consiglio direttivo riguardo all’ultimo programma QE. Dovrà usare tutte le sue capacità politiche per navigare in acque ancora travagliate, tra guerre commerciali e un’economia interna in rallentamento.

Sul fronte della politica monetaria, ci aspettiamo quindi continuità e che la nuova leadership della BCE rimanga accomodante. Mentre una nuova “crisi sovrana” non è attualmente nel radar, è improbabile che l’ultima tornata di acquisti di asset si riveli sufficiente, data la debolezza dell’economia. Ci aspettiamo quindi che la BCE intensifichi i propri sforzi. Gli investitori dovrebbero aspettarsi un aumento degli acquisti di asset, un bilancio più consistente e tassi ancora più bassi, ma senza un’immediata ripresa economica.

Con un margine di manovra limitato, la BCE farà bene a mantenere l’economia della zona euro su un percorso di crescita stabile, anche se lento. In effetti, ulteriori acquisti di asset e tassi di interesse più negativi potrebbero rivelarsi dannosi nel lungo periodo. I tassi negativi, in particolare, gravano pesantemente sulla redditività delle banche, mettendo a dura prova i loro modelli di business tradizionali e costringendo i risparmiatori ad assumersi ulteriori rischi nella ricerca di rendimenti positivi.

Come sottolineato con vigore da Draghi in quasi tutte le conferenze stampa durante il suo mandato, la BCE ha bisogno del sostegno dei governi e della politica fiscale affinché le cose cambino. Tuttavia, perché ciò accada, la situazione potrebbe dover peggiorare un po’, prima di migliorare e i mercati potrebbero dover continuare a fare affidamento sulla BCE per essere di supporto.