La Cina è pronta per la guerra fredda tecnologica

Martin Ji -

Nel valutare gli effetti della guerra commerciale, gli investitori occidentali tendono a enfatizzare i problemi – e sono molti, in effetti – che la Cina dovrà affrontare nello scontro con gli USA.

Ma è importante andare oltre, e prendere in considerazione quei fattori che stanno permettendo alla Cina di sviluppare prodotti e soluzioni domestiche, facendo leva sulla sua efficienza strutturale e sulle vaste risorse interne. Andando a guardare da vicino l’economia domestica, infatti, si scopre che gli avanzamenti tecnologici cinesi sono impressionanti.

Durante il mio recente viaggio di 15 giorni in Cina, per la prima volta ho visto l’uso diffuso dei sistemi di riconoscimento facciale nei condomini, nelle stazioni dei treni e nei checkpoint di sicurezza. A Pechino stanno attualmente sperimentando un sistema di riconoscimento facciale per il pagamento e l’ingresso rapido in metropolitana: il sistema è fatto al 100% da tecnologia domestica, con una precisione del 99,8% (è in grado di distinguere i volti di individui gemelli). Il tempo di elaborazione è inferiore al mezzo secondo, più veloce dunque della scansione di un codice sul cellulare o su una tessera. Inoltre, una linea cittadina di Pechino è ora interamente automatizzata: i treni si ‘svegliano’ ogni mattina, effettuano delle procedure di controllo automatiche, dopodiché partono con il lavoro finché – a fine giornata – non tornano al deposito per la notte; tutto ciò senza alcun intervento umano.

A Chongquing, gli ingegneri stanno testando un sistema di comunicazione 5G tra treni che, tramite una app, modifica il percorso a seconda delle esigenze dei passeggeri: se c’è abbastanza domanda in tempo reale, il treno di transito sceglierà il percorso che meglio soddisfa i bisogni dei passeggeri, invece che seguirne uno prefissato.

Queste che abbiamo appena elencato sono tutte innovazioni tecnologiche domestiche. Eravamo abituati a pensare che i cinesi fosse bravi soltanto a copiare – e lo sono ancora – ma ora stanno sviluppando con successo tecnologie nate in Cina, dai software di riconoscimento facciale ai satelliti quantistici o i missili ipersonici.

Un altro tema è quello dell’automazione industriale. A Qingdao, il primo porto container automatizzato è attivo da due anni, con una capacità di oltre 5 milioni di TEU (“unità equivalente a venti piedi”) e nessun bisogno di intervento umano. Shangai, il più grande porto container al mondo, ha recentemente commissionato i lavori per il suo primo terminal senza personale, aumentando la capacità totale di a 44 milioni di TEU. In questi terminali tutti gli autocarri sono senza pilota, e tutti i mezzi pesanti sono di manifattura cinese.

Il motivo per cui sottolineiamo queste novità è legato al problema dell’offerta di lavoro. La popolazione cinese sta invecchiando e raggiungendo il suo picco massimo, e il governo sa che l’ondata di internet of things e intelligenza artificiale ridurrà il bisogno di manodopera umana. L’automazione industriale e gli avanzamenti IT aiuteranno la Cina a superare il rischio di “diventare troppo vecchia prima di essere diventata ricca”. È questo il motivo per cui l’automazione è ormai un tema chiave nei piani di lungo termine del governo.

I sistemi di pagamento digitali dominano il settore commerciale

Uno dei cambiamenti più rilevanti che ho visto in Cina è la rapida evoluzione nei sistemi di pagamento. Le tre forme di pagamento attualmente più popolari sono il contante, WeChat pay e Alipay. WeChat pay funziona via cellulare, tramite un codice 2D unico che il negoziante può scannerizzare per prelevare denaro direttamente dal conto in banca. Questo metodo viene usato per pagare taxi, ristoranti, biglietti del treno, così come per trasferire denaro tra le persone. Alipay è invece più simile a Paypal, dunque molto in voga per gli acquisti online. Tutti e tre i metodi sono completamente isolati dai sistemi di pagamento esterni al paese, perciò viene spontaneo pensare che qualsiasi istituzione finanziaria tradizionale non-cinese farà grande fatica ad avere successo in Cina.

Un altro sviluppo interessante riguarda la banca centrale cinese, che ha annunciato di essere pronta ad emettere la sua criptovaluta. Visto la situazione che abbiamo appena descritto, l’emissione di una criptovaluta cinese corrisponderebbe praticamente alla digitalizzazione dello yuan, visto che la maggior parte delle transazioni quotidiane avviene già in forma digitale. Questo potrebbe minimizzare significativamente la possibilità che un giorno il Bitcoin o altre criptovalute possano sostituire le valute reali.

Un enorme bacino di dati alimenta l’intelligenza artificiale

Quando pensiamo ai sistemi di monitoraggio sociale in Cina, il controllo della popolazione è la prima cosa che viene in mente. Ciò è sicuramente vero: in molteplici luoghi il mio volto è stato scansionato e fotografato, al mio ingresso nel paese e nelle stazioni ferroviarie i miei documenti sono stati controllati più volte, e al confine è state registrata la mia impronta digitale.

Ma c’è di più. La Cina ha lanciato anni fa una carta di identità biometrica, che viene utilizzata per prenotare biglietti, aprire conti finanziari e passare vari punti di controllo. La mole di dati così raccolta viene utilizzata anche per progetti civili e sociali, compresa la pianificazione urbanistica, l’ottimizzazione dei trasporti e la lotta al crimine. Il governo tende ad esaltare gli aspetti positivi di questa massiccia raccolta di dati, e mediamente i cinesi non sono preoccupati dalla mancanza di privacy o dall’essere oggetto di questo massiccio progetto sociale.

Questa enorme raccolta di dati inoltre alimenta i progetti di intelligenza artificiale cinesi, mentre le leggi sulla privacy limitano sotto quest’aspetto le possibilità di Europa e USA. Il problema dunque è che forse resteremo indietro rispetto alla Cina nella corsa all’IA non per motivi legati alle tecnologie, ma per la quantità e la qualità dei dati, visto che ogni sistema di IA è tanto più efficace quanto più imponente è la massa di dati che lo alimenta.

La Cortina di Silicio, prodromo ad una guerra fredda tecnologica?

Il tentativo americano di isolare la Cina sul fronte tecnologico dovrebbe incentivare il governo cinese ad accelerare la sua autonomia nello sviluppo di IA, IoT e altre tecnologie. La sfiducia tra le due parti potrebbe potenzialmente dar vita a due sfere di dominio tecnologico separate e parallele, ognuna con le sue piattaforme ed ecosistemi, con la Cina che potrebbe utilizzare la “sovranità digitale” come principio per regolare e controllare internet e altre tecnologie emergenti. Una “Cortina di Silicio” si sta forse alzando tra Est e Ovest, precedendo una guerra fredda ‘tecnologica’. Gli investitori americani nel settore tecnologico molto esposti alla Cina potrebbero dover ripensare i loro progetti sul lungo termine, per prepararsi a questo possibile esito.


Martin Ji – Senior Portfolio Analyst – ClearBridge Investments (Legg Mason)