L’era della finanza a impatto positivo

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L’ambizione della finanza a impatto positivo è quella di impiegare capitali di investimento privati, risorse pubbliche e donazioni filantropiche per raccogliere le sfide mondiali più urgenti.

Oggi più che mai, l’integrazione dell’impatto positivo nelle decisioni di investimento permette di contribuire in modo costruttivo alla definizione di una società equa e di un pianeta vivibile. Gli obiettivi per lo sviluppo sostenibile (SDG) definiti nei programmi politici dei vari Paesi vengono progressivamente adottati dalle imprese allo scopo di orientare le rispettive strategie di sviluppo sostenibile e stabilire un ordine di priorità.

Esistono infatti numerose possibilità di investimento. Le proiezioni più caute stimano a ben 12.000 miliardi di dollari le opportunità commerciali legate agli obiettivi SDG da qui al 2030. Investendo nelle imprese che contribuiscono a tali obiettivi, l’investitore aumenta la propria esposizione a società in crescita e dalle prospettive economiche allettanti.

Asteria Investment Managers, filiale del Gruppo REYL lanciata a ottobre e interamente dedicata all’impatto sociale e ambientale, si prefigge di accelerare l’impiego di capitali che consenta la transizione verso una società sostenibile.

ESG e impatto, “same, same, but different”

Gli operatori finanziari propongono oggi una gamma diversificata di prodotti, integrando nella selezione dei sottostanti svariati fattori ambientali, sociali e di governance (ESG). Più spesso basati su punteggi settoriali relativi, i vincoli differiscono ampiamente da un prodotto all’altro e non integrano obiettivi d’impatto.

Gli investimenti d’impatto vengono effettuati con l’intenzione di generare un esito sociale e ambientale positivo e quantificabile, unitamente a un rendimento finanziario. Un aspetto fondamentale, oltre all’intenzionalità, è costituito dall’interesse dell’investitore a misurare e quantificare la performance sociale e ambientale, al pari degli incrementi degli investimenti sottostanti.

La profusione di acronimi utilizzati quando si parla del mercato dell’investimento sostenibile ha largamente contribuito a confondere le idee dei non adepti. Poco importano la classe di attivi, le strategie di integrazione dei criteri ESG e i prodotti responsabili, tematici o d’impatto: molti investitori perdono la bussola e denunciano una forma di “greenwashing”. Ne consegue un sospetto, talvolta legittimo, sul reale effetto del prendere in considerazione le sfide dello sviluppo sostenibile nelle decisioni di investimento.

Attualmente non esiste alcun criterio di conformità che consenta di selezionare serenamente la validità di un prodotto basandosi unicamente sulla sua denominazione. L’onere della prova è a carico dell’investitore o del suo intermediario.

Una parte della risposta sarà probabilmente di carattere normativo. L’Unione europea lavora da due anni all’elaborazione di una tassonomia comune e, di recente, ha presentato un repertorio la cui entrata in vigore è prevista nel 2022. Questo quadro di riferimento propone un elenco di sei attività economiche in grado di contribuire in modo sostanziale alle problematiche ambientale: mitigazione e adattamento al riscaldamento climatico, utilizzo sostenibile dell’acqua e delle risorse marine, economia circolare, prevenzione dell’inquinamento e tutela della biodiversità.

Questa classificazione, tuttavia, riguarda solo una parte dell’universo di investimento, poiché contempla soltanto la lettera “E” dell’acronimo ESG (“Environment”, ossia ambiente).

Colmare il divario di finanziamento

Il fabbisogno di capitali per il raggiungimento degli obiettivi SDG è colossale. Alcune stime calcolano gli investimenti necessari a 2,5 mila miliardi di USD l’anno. Inoltre, nella primavera del 2019, l’associazione Global Impact Investing Network (GIIN) ha quantificato l’attuale dimensione del mercato mondiale degli investimenti d’impatto a circa 500 miliardi di dollari, di cui il 60% negli Stati Uniti.

Benché la definizione non sia di per sé restrittiva, l’investimento d’impatto appare spesso focalizzato su classi di attivi caratterizzate da una scarsa liquidità, in particolare nelle aree della microfinanza, del debito privato e del capitale di rischio.

Fedele alla propria natura di società di gestione dedicata, Asteria aspira a colmare tale divario, promuovendo un’offerta che combina classi di attivi liquidi e illiquidi. Reputiamo indispensabile integrare il fattore delle economie di scala nell’ambito del finanziamento di soluzioni e servizi innovativi e realmente incisivi. Non possiamo infine trascurare la dimensione dell’accompagnamento e della trasformazione delle imprese esistenti, che implica l’adozione di modelli economici e consuetudini operative più sostenibili.