Siamo in una fase di rallentamento, ma non ancora in recessione. Cautela su azioni e obbligazioni

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A livello globale, la crescita dell’economia è in una fase di rallentamento, ma non siamo ancora in una fase recessiva. Sebbene i ritmi di crescita delle varie aree geografiche siano diversi, è indubbio che la decelerazione sia un fattore comune a tutti i Paesi. Negli USA il tasso di crescita è vicino al 2%, in Europa all’1%, mentre per il Giappone è pari a zero. Il pericolo di una recessione è tuttavia più forte in Europa che continua a disattendere le aspettative che, nel frattempo, sono state riviste al ribasso.

In Europa il prolungamento così accentuato di bassi tassi oggi può essere visto come un fattore in grado di indurre le banche a contrarre il credito e di minare la fiducia delle imprese e dei consumatori, innestando deflazione o anche recessione. La sfida di Lagarde sarà quella di dare il via a politiche di stimolo alla spesa fiscale.

Anche negli USA la politica di bassi tassi rischia di essere meno efficace e di non riflettersi sui prezzi delle azioni e delle obbligazioni che oggi sono più alti rispetto a quando sono stati introdotti i precedenti piani di QE.

A questo occorre aggiungere anche la dinamica del commercio a livello globale. I volumi sono scesi dall’inizio del conflitto tra USA e Cina che è destinato a proseguire anche il prossimo anno su questioni importanti come l’apertura del sistema finanziario cinese e la protezione dei brevetti. E’ per questo che la probabilità di una fase recessiva è salita al 35%.

Nei prossimi mesi consigliamo quindi di essere cauti sui mercati azionari. Le valutazioni relative delle azioni sono alte su tutti i mercati, soprattutto quello americano. Anche i prezzi delle obbligazioni sembrano abbastanza alti, ma sono ancora più alti se si considera il rischio dei tassi di interesse e della duration.