Gold vs US dollar

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Dove è diretto l’oro?  Con i futures sull’oro statunitensi che stabiliscono un record dopo l’altro – al momento in cui sto scrivendo il contratto di dicembre più attivo sul Comex di New York ha superato 2.070 dollari l’oncia – non c’è nessuno che non stia cercando di ottenere una risposta a questa domanda.

E per quanto sembri semplicistico, l’ascesa o la caduta del metallo giallo da qui in poi dipende quasi interamente da una cosa: il dollaro.

Perché, dopo tutti i grafici illuminanti e le fantasiose candele e i ritracciamenti di Fibonacci, il valore dell’oro, come quello di qualsiasi materia prima, è determinato dalla domanda e dall’offerta.

E per i metalli preziosi, la cui offerta è sempre limitata rispetto ad altre materie prime, bisogna considerare un ulteriore fattore: l’offerta di moneta, che determina il valore di valute come il dollaro.

L’indice del dollaro, che lega il valore del biglietto verde ad altre sei valute, a marzo ha raggiunto i massimi degli ultimi 17 anni, raggiungendo quota 103.960. Il dollaro ha mantenuto la sua solidità quando le azioni si sono inabissate al culmine delle paure generate dal coronavirus, creando un bisogno cronico di liquidità per coprire i margini delle azioni che, a loro volta, hanno portato a una corsa all’oro – la migliore risorsa che si può liquidare per raccogliere denaro quando si è sotto pressione. L’oro, di conseguenza, è sceso ai minimi degli ultimi quattro mesi, a quota 1,447,10 dollari.

La colpa è del crollo dei rendimenti, dei tassi reali e del dollaro

Guardiamo i dati di agosto: l’indice sul dollaro è ora a minimi di 27 mesi (sotto quota 92,50), a causa del calo precipitoso dei rendimenti dei titoli di stato decennali e dei tassi reali statunitensi in un territorio negativo più profondo, nonché dell’emissione di oltre 3 mila miliardi di fondi USA in risposta alla pandemia di coronavirus a partire da marzo in poi.

Non è necessario essere un economista di Harvard per capire l’impatto inflazionistico di tutta quell’offerta di moneta sul dollaro lungo il percorso, le paure cumulative degli investitori per la salute della bilancia dei pagamenti degli Stati Uniti e il fatto che tutti guardano all’oro per coprirsi almeno da alcune, se non tutte, quelle preoccupazioni.

La soglia dei 2.150 dollari sembra raggiungibile nel breve periodo 

Data la continua caduta del dollaro e l’ascesa dell’oro a 2.070 dollari, sono propenso a pensare che la soglia dei 2.150 dollari sarebbe un obiettivo raggiungibile a breve termine per il Comex – in particolare se il rapporto sui salari statunitensi non agricoli di luglio mostrasse guadagni notevolmente inferiori rispetto alle previsioni di 1,6 milioni di posti di lavoro.

In uno scenario del genere, è probabile che un massimo dell’oro di 2.150 dollari si verifichi prima sul contratto di dicembre del Comex (alla luce degli elevati volumi di contrattazione su questa scadenza) e solo successivamente su quello in corso con scadenza ottobre e sul contratto spot.

Anche se il rapporto NFP di luglio sorprendesse al rialzo e innescasse una correzione per l’oro, il movimento al ribasso non sarebbe molto netto, dato che è in arrivo un altro pacchetto di misure di stimolo anti-Covid negli Stati Uniti.  La Fed ha anche segnalato che manterrà i tassi ultra bassi per supportare l’economia, suggerendo che qualsiasi rimbalzo sull’indice del dollaro sarà limitato.