Le sorprese non finiscono mai

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È partita una corsa contro il tempo tra la capacità dei principali Paesi di distribuire i vaccini contro il COVID-19 e il diffondersi di nuove varianti del virus che si caratterizzano per la maggiore contagiosità. Si spera che, con una parte sostanziale della popolazione vaccinata e con l’arrivo della bella stagione, la pandemia possa essere contenuta entro l’estate.

In ogni caso, anche quest’anno la crescita del PIL rimarrà ostaggio del coronavirus. Se le nuove restrizioni dovessero protrarsi oltre il primo trimestre di quest’anno, le stime sul PIL e sugli utili societari sarebbero destinate a essere tagliate.

A medio termine, invece, la virata di Fondo monetario internazionale (FMI), banche centrali e governi verso politiche monetarie e fiscali più espansive sarà un fattore determinante. Si tratta di un cambiamento significativo dopo decenni caratterizzati dal dogmatismo da parte delle principali istituzioni. Negli Stati Uniti, il raggiungimento della maggioranza del Partito democratico anche al Senato potrebbe aprire la strada a maggiori stimoli fiscali accompagnati da politiche redistributive.

La Banca centrale europea (BCE) ha appena incrementato di 500 miliardi di euro il suo programma di acquisti e, indirettamente, quest’anno assorbirà tutto il nuovo debito pubblico emesso dagli Stati membri e gran parte di quello emesso direttamente dall’Unione europea per finanziare il Recovery Fund. Gli sforzi della BCE e l’emissione di debito comune (circa 800 miliardi di euro) hanno significativamente ridotto il rischio Paese percepito dagli investitori, contribuendo a far scendere gli spread all’interno della zona euro.

Questa combinazione di fattori fa sì che la quasi totalità degli operatori di mercato e degli investitori abbia un posizionamento favorevole all’azionario. L’inizio di un nuovo ciclo economico e questo regime di tassi d’interesse estremamente bassi, da molti ritenuto strutturale, possono giustificare valutazioni del mercato azionario al di sopra della media storica. D’altra parte, scarseggiano alternative redditizie in campo obbligazionario senza assumersi rischi significativi di credito e di liquidità.

Il diffuso consenso sul mercato azionario deve tuttavia alimentare una certa apprensione. Molti investitori (compresi gli algoritmi che ormai rappresentano quote considerevoli degli scambi) sono posizionati in modo aggressivo sul mercato azionario e ciò implica che, anche se da un punto di vista fondamentale può essere la scelta corretta, il mercato potrebbe reagire in modo sproporzionato a eventi negativi alimentando picchi di volatilità. E lo scorso anno ci ha ricordato, per l’ennesima volta, che gli eventi completamente inattesi (i cosiddetti cigni neri) si ripetono periodicamente.

Tenendo in considerazione tutti questi fattori, continuiamo a sovrappesare il mercato azionario ma preferiamo privilegiare i settori che sono rimasti indietro lo scorso anno, come i titoli ciclici quali gli industriali, i materiali di base e le banche europee. Insomma, i settori che presentano valutazioni più contenute e che hanno un maggiore potenziale di recupero se il mercato è destinato a salire. Ma questo non sarà un anno nel quale rimanere fermi: ci aspettiamo rapidi cambiamenti di scenario che richiederanno frequenti rotazioni tra asset class, settori e temi.