Economia sociale: fondamentale per la ripresa

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Mentre la Commissione europea definisce un Action Plan per l’economia sociale e la inserisce tra i quattordici cluster industriali su cui basare il rilancio, in Italia – dove il settore avrebbe un ottimo potenziale, grazie alle sue dimensioni, alla capillarità, al grado di innovazione, alla capacità di reagire alle nuove domande della realtà sociale, alla presenza di un quadro normativo avanzato e in linea con i requisiti della Commissione – manca un piano d’azione strategico che guardi al Terzo settore per generare investimenti e crescita nel Paese.

Per questo, Fondazione Italia Sociale ha promosso il Webinar “VERSO UN ACTION PLAN PER L’ECONOMIA SOCIALE”, che si è tenuto ieri e ha visto la partecipazione del Ministro per il Lavoro e le Politiche Sociali Andrea Orlando; di Cristina De Luca, Vicepresidente di Fondazione Italia Sociale; di Gianluca Salvatori, Segretario Generale di Fondazione Italia Sociale e di Antonio Calabrò, Direttore di Fondazione Pirelli e Consigliere di Fondazione Italia Sociale. L’evento è stato moderato da Serena Scarpello e ospitato da Comin & Partners.

“L’Europa guarda con interesse alla crescente importanza, trasversalità e capillarità del Terzo Settore in Italia. I soggetti che lo caratterizzano sono centrali per la crescita economica, sociale e produttiva del Paese, e giocheranno un ruolo ancor più decisivo nella fase di ripresa. Le organizzazioni rappresentano uno strumento fondamentale – in termini di analisi dei bisogni sociali e di costruzione delle politiche – a supporto delle attività della pubblica amministrazione. Per questo, si dovrà favorire la co-progettazione tra pubblica amministrazione e Terzo Settore e noi abbiamo intenzione di aprire un tavolo di lavoro con gli enti e le associazioni del Terzo Settore per una collaborazione ancora più armonica con le istituzioni, al servizio delle comunità. Lavoriamo insieme per garantire, all’interno del PNRR, un ulteriore spazio per gli enti del Terzo Settore, in particolare sui progetti relativi alle infrastrutture sociali”, sottolinea Andrea Orlando, Ministro del Lavoro e delle politiche sociali.

“In Italia servono investimenti capaci di rigenerare una solida e duratura crescita economica e sociale, invertendo il processo di divisione che minaccia la coesione del nostro Paese. Tra questi, un ruolo fondamentale può svolgerlo il potenziamento delle organizzazioni dell’economia sociale. Ovvero di quella parte di imprese e organizzazioni che perseguono obiettivi di sviluppo sociale attraverso lo svolgimento di attività economiche, con motivazioni che pongono l’interesse generale come condizione della ricerca del profitto. Si tratta di un settore in pieno sviluppo, che genera occupazione di qualità, che soddisfa un numero crescente di domande rilevanti anche in ambiti diversi da quelli dell’assistenza sociale ed ha capacità autonoma di sostenibilità economica”, commenta Gianluca Salvatori.

Alle imprese sociali e le organizzazioni non profit in Italia vengono riconosciute – in quello che è ad oggi il PNRR – principalmente funzioni di carattere assistenziale o riparativo. “Sarà fondamentale, invece, integrare il PNRR, riconoscendo all’economia sociale e al Terzo settore il ruolo di componente indispensabile di misure di lungo respiro all’interno del percorso di ripresa e resilienza, da cui dovranno passare necessariamente transizione ecologica e inclusione sociale”, aggiunge Cristina De Luca.

Tra l’altro, il Terzo settore e l’economia sociale sono infatti già impegnati, e ulteriormente impegnabili, in molti dei progetti, degli interventi e dei settori definiti come prioritari dal Piano: dalla cultura all’agricoltura sostenibile, dall’economia circolare al potenziamento delle competenze e del diritto allo studio, alle politiche del lavoro, alla coesione territoriale, al potenziamento del sistema sanitario nazionale. Se meglio sostenuti, questi soggetti, possono dare un contributo significativo e ulteriore alla realizzazione del Piano.

“Se è necessario intervenire immediatamente, questa necessità dovrebbe essere considerata oggi ancora più urgente alla luce delle conseguenze sociali ed economiche della crisi dovuta al Covid-19”, aggiunge Antonio Calabrò.

Per realizzare questi obiettivi, tuttavia, il PNRR dovrebbe prevedere alcuni ulteriori aspetti:

  • progetti-pilota volti alla formazione di una cultura gestionale, sul versante sia delle amministrazioni pubbliche sia delle organizzazioni di terzo settore, per favorire la diffusione dei principi di amministrazione condivisa;
  • profonda razionalizzazione nell’uso delle risorse pubbliche di sostegno al Terzo settore attraverso la creazione di un fondo unico;
  • correzione della rappresentazione distorta del Terzo settore come realtà poco impegnata sul fronte dell’innovazione attraverso la promozione di iniziative che mettano in luce il ruolo che l’economia sociale può giocare nella diffusione dell’innovazione.
  • iniziativa nazionale per sviluppare format e modalità organizzative che incoraggino la progettazione di corsi dedicati al Terzo settore e all’economia sociale in tutti gli atenei italiani, con ‘obiettivo di colmare la lacuna di una scarsa presenza nei curricula formativi del Terzo Settore.