Le prospettive del settore assicurativo

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La Relazione annuale dell’Ania tratteggia il bilancio del settore assicurativo nel post pandemia ed il relativo quadro evolutivo considerando come alcuni dei cambiamenti determinati dal Covid 19 in termini di abitudini, comportamenti  , relazioni sociali , modalità di lavoro saranno  riassorbiti con il superamento definitivo dell’emergenza mentre altri sono destinati a permanere, arrivando a definire una “nuova normalità”. Non c’è dubbio, ad esempio, che segmenti più ampi della popolazione faranno o dovranno fare sempre maggiore affidamento sulle connessioni digitali per il lavoro, l’istruzione, l’assistenza sanitaria, le transazioni commerciali quotidiane e le interazioni sociali essenziali.

Partendo dai dati a consuntivo, il mercato assicurativo ha chiuso il 2020 con una contrazione della raccolta premi del 3,9%; in particolare, i  premi del comparto danni sono diminuiti del 2,3%, quelli del comparto vita del 4,4%.  Per quanto riguarda il vita, nel 2020 sono cresciuti i premi delle polizze linked (+6,2%) e sono diminuiti quelli dei prodotti tradizionali con forme di garanzia (-9,5%). Nonostante la crisi pandemica, nel 2020 il flusso finanziario netto nei rami vita è stato ampiamente positivo, sia per il ramo I sia per il ramo III, a dimostrazione che, sottolinea l’Ania, pur con una raccolta premi in calo, non è venuta meno la fiducia dei risparmiatori nella stabilità e sicurezza del risparmio assicurativo.

Anche nei rami danni la raccolta premi è risultata in calo, in ragione soprattutto della contrazione dei premi r.c. auto (-5,7%), prevalentemente dovuta alla riduzione del premio medio, mentre sono rimasti nel complesso stabili i premi degli altri rami danni.  Il crollo delle attività economiche e della mobilità sperimentati durante i lockdown ha avuto effetti anche sulla dinamica dei sinistri. Non è un fenomeno solo italiano: in 26 Paesi europei su 31 il combined ratio nei rami danni nel 2020 è diminuito. Hanno fatto eccezione i pochi Paesi caratterizzati da una più ampia diffusione delle coperture per la Business Interruption.  Nel 2020 la riduzione del costo complessivo dei sinistri r.c. auto è stata del 19,9%, a fronte di un decremento dei premi di circa il 6%, che va inquadrato in un contesto di diminuzione dei premi medi del 35% dal marzo 2012. Va peraltro osservato che la sinistrosità r.c. auto sta già sensibilmente aumentando nell’anno in corso, mentre la riduzione dei prezzi prosegue  con la stessa intensità osservata lo scorso anno, anche in relazione agli interventi effettuati dalle imprese del Settore sui contratti attraverso sconti, sospensioni (incrementate di oltre il 40%) e differimento dei termini; si tratta di interventi tuttora in corso. Di conseguenza, mentre nel 2020 il ramo r.c. auto ha evidenziato un saldo positivo, si può prevedere un netto peggioramento per il 2021

Importante ancora evidenziare , guardando alla stabilità, come l’indice di solvibilità del Settore, ridottosi durante il picco della crisi pandemica, ha poi recuperato negli ultimi due trimestri dell’anno, superando il livello registrato a fine 2019 e posizionandosi su un valore di quasi due volte e mezzo il capitale minimo richiesto a fine 2020.

Quali sono le considerazioni evolutive ?  L’assicurazione, con la gestione mutualistica dei rischi e l’ottica di lungo termine sia del risparmio che le viene affidato e dei relativi investimenti – può avere un ruolo centrale per accrescere la sicurezza e favorire uno sviluppo sostenibile.

Occorre fare in modo che la protezione assicurativa sia parte fondamentale del piano di ripresa dell’Italia perché riduce la fragilità di individui, famiglie e imprese e, di conseguenza, la necessità di risparmio cautelativo liquido, potenziando la rilevante funzione di “ponte” tra risparmio ed economia

Reale considerando come le polizze vita  rappresentano, ormai, il 18,2% dello stock della ricchezza

finanziaria delle famiglie italiane. In un contesto di tassi di interesse storicamente molto bassi e talora negativi, sono però necessarie innovazioni regolamentari per permettere al Settore di continuare a offrire prodotti di medio-lungo termine con garanzie, strumenti molto richiesti dai risparmiatori e ancor più preziosi oggi per contribuire al rilancio del Paese. Occorrono regole che combinino  efficacia e prudenza  ridefinendo le garanzie del ramo I con metodologie coerenti con l’attuale scenario dei tassi. Sono poi in corso aggiornamenti anche dei prodotti Unit Linked, che il settore assicurativo auspica essere allineati alle regole vigenti negli altri Paesi e, in Italia, a quelle applicate ad altri operatori.  Importante poi affiancare negli investimenti infrastrutturali al ruolo del pubblico l’intervento del risparmio privato , semplificando al quadro regolamentare e normativo e guardando in particolare a infrastrutture ad alto impatto sociale, pensando  ad esempio alle necessità della scuola, allo student housing o al senior housing.

Nell’ambito della protezione poi  l’Italia rimane sottoassicurata rispetto agli altri Paesi europei, specialmente nel comparto della salute e della casa per le famiglie e per il complesso delle coperture per le PMI.  È necessarioanche  affrontare la protezione dai nuovi rischi emergenti, quali i rischi di Business Interruption o di attacchi cyber.  Occorrono allora iniziative di sensibilizzazione ed educazione al rischio di cittadini e PMI.   Con riferimento poi ai rischi catastrofali  nonostante l’Italia sia tra i Paesi europei maggiormente esposti, le relative coperture sono ancora poco diffuse  .

La ridotta sensibilità è favorita dalla percezione che lo Stato sia tenuto a intervenire per risarcire i danni causati. Negli ultimi 50 anni, infatti, lo Stato ha previsto stanziamenti di 150 miliardi per le ricostruzioni post-sisma e di 160 miliardi per altri eventi  naturali, coperti prevalentemente tramite la fiscalità generale, ma con tempi di ricostruzione solitamente lunghi e con rimborsi spesso parziali rispetto agli effettivi danni.   Occorrono allora , in analogia a quanto avviene in altri Paesi, forme di partnership pubblico-privato, realizzabili in Italia – ad esempio – con l’introduzione di importanti incentivi o con  la partecipazione pubblica parziale ai rischi, a fronte dell’obbligatorietà della copertura.

Per quel che riguarda il welfare occorre investire di più nella sanità pubblica e, allo stesso tempo, per massimizzare il servizio offerto ai cittadini, potenziare il pilastro integrativo, che, con il necessario coordinamento pubblico, deve aumentare l’efficienza delle risorse private già oggi impegnate. Altro tema centrale è poi quello della non autosufficienza per cui occorre prevedere  sotto la regia pubblica, anche una partecipazione più efficace ed equa del privato.

Occorre poi ragionare su come rafforzare la previdenza integrativa, sia per garantire un livello adeguato delle prestazioni sia per permettere, ai lavoratori che lo desiderano, un’uscita anticipata nel tempo.  Bisogna avvicinare il risparmio alla previdenza con una “spinta gentile”, per usare la felice espressione del premio Nobel Thaler, e orientare le scelte delle famiglie verso una pianificazione delle risorse finanziarie più razionale nel tempo.  Ulteriore aspetto è legato alla struttura degli incentivi fiscali per la previdenza integrativa. Si tratta ovviamente di un “sentiero stretto” a causa dei vincoli di finanza pubblica, ma che dovrebbe essere finalizzato a un obiettivo primario: favorire l’adesione dei giovani che, a condizioni invariate, riceverebbero nell’età avanzata prestazioni insufficienti per garantire un adeguato tenore di vita.