Come combattere il greenwashing? Con una valutazione olistica

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Il tema del greenwashing è tornato sotto i riflettori di recente, anche a seguito del caso sollevato da DWS e dalle varie accuse ricevute dalla società in relazione alla pubblicazione delle proprie masse ESG.

A MainStreet Partners abbiamo un osservatorio privilegiato e indipendente sugli investimenti ESG e sostenibili, ed abbiamo delle idee molto chiare su questo tema, d’importanza centrale per gli investitori. Pensiamo da sempre cheanalizzare un fondo ESG esclusivamente considerando i titoli nel portafoglio, senza tenere in considerazione la strategia e chi la gestisce, risulti fuorviante e tutt’altro che trasparente. È bene considerare separatamente l’asset manager, il team e la strategia, oltre al portafoglio, il che si traduce in un rating di sostenibilità più affidabile ed olistico. Bisogna aiutare gli investitori ed i consulenti ad identificare gli investimenti realmente sostenibili in tutte le asset class, per dare un concreto aiuto ad evitare potenziali investimenti in situazioni di “greenwashing”.

Capire quali sono le dinamiche intorno al mondo degli investimenti ESG può essere in effetti complesso, specialmente a causa di una mancanza di uniformità nelle definizioni di cosa sia veramente un prodotto sostenibile.

Partiamo quindi dalle basi. Se definiamo come fondi di investimento ESG quelli che ricadono nelle categorie dell’art. 8 (ossia con caratteristiche ESG) o dell’art. 9 (con obiettivi sostenibili) della nuova regolamentazione SFDR, essi ammontano a oltre 3mila miliardi di euro di masse, equivalente ad un terzo del valore di tutti i fondi europei. Secondo recenti stime di mercato, i fondi ESG potrebbero raggiungere la metà delle masse complessive sul mercato in soli 12 mesi. Queste sono cifre impressionanti, che certamente nessuno lo scorso anno avrebbe pensato potessero essere raggiungibili in Europa . Noi crediamo che la categorizzazione ad art. 8 non sia un elemento sufficiente per definire un fondo come ESG senza averlo accuratamente analizzato.

Teniamo presente, ad esempio, che nella categoria di fondi art. 8 citata in precedenza si trovano strategie con caratteristiche molto diverse, che vanno da fondi generalisti che applicano delle semplici esclusioni di settori critici dal punto di vista ESG o di società coinvolte in comportamenti controversi, a fondi tematici con una missione orientata alla sostenibilità. Non è certo un esercizio banale orientarsi in un universo ormai enorme composto da fondi catalogati come ESG dagli asset manager, e in continua evoluzione. Inoltre, anche a livello di società sottostanti al portafoglio, vengono spesso assegnati rating ESG molto diversi dai vari providers, facendo così aumentare la confusione per l’investitore finale. La domanda che gli investitori si chiedono sempre più spesso rimane: chi fa effettivamente un audit ESG approfondita dei fondi?

È dunque un esercizio molto complesso misurare la sostenibilità di un fondo a 360 gradi, visto l’attuale universo molto ampio tra fondi ed ETF, considerando anche le necessità derivanti dalla nuova regolamentazione Europea (SFDR):l’identificazione e la disclosure sui rischi di sostenibilità richiesta dalla normativa fa sì che diventi importante andare oltre il rating medio delle partecipazioni in portafoglio.

Sia la domanda degli investitori che la regolamentazione stessa, mirano a promuovere una valutazione basata su molteplici metriche e fattori: l’approccio dell’asset manager alla sostenibilità, le sue politiche ESG, la valutazione del rischio ESG, il livello di trasparenza delle disclosure, il modo in cui i principi di sostenibilità sono incorporati nel processo di investimento e come questi possano influenzare i risultati finanziari. È importante, inoltre, il monitoraggio e l’incorporazione delle controversie come passaggi fondamentali per cercare di ridurre il rischio reputazionale nell’investire in un fondo con attività o comportamenti controversi.

Oggi ci troviamo in una situazione in cui investire in fondi che non hanno le minime considerazioni ESG sarà sempre più complesso, sia per le imposizioni della regolamentazione, sia per la domanda degli investitori e l’offerta dei gestori. Senza dimenticare infine che la transizione di ricchezza verso i millennial e le generazioni più giovani, che hanno la sostenibilità come principio essenziale in molte delle loro scelte, è un processo di trasformazione storico.