Cara vecchia Europa

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L’Europa sta entrando nel 2022 con ottime prospettive in termini di crescita. I profitti delle aziende sono aumentati e c’è un’ondata di investimenti in arrivo da parte delle aziende che riconfigurano le loro catene di approvvigionamento e passano a tecnologie sostenibili. Tuttavia, ci sono nuvole all’orizzonte: l’arrivo della nuova variante Omicron e la prospettiva di un’inflazione più alta e persistente.

La crescita economica quest’anno è stata particolarmente robusta in Europa e le previsioni stimano un aumento dei profitti aziendali di circa il 50% su base annua per il 2021. Grazie al forte incremento della domanda, molte aziende sono state finora in grado di scaricare sui prezzi gli aumenti delle materie prime e mantenere invariati i margini. Se le pressioni inflattive dovessero attenuarsi, come nelle previsioni della Bce, potremmo avere nuovamente tassi di crescita molto interessanti, nell’ordine del 8- 9%, nel 2022. Questo permetterebbe alla Banca Centrale di accompagnare il pieno recupero dell’economia con una politica monetaria ancora accomodante, a differenza della Fed che sembra ormai orientata ad una stretta sui tassi a partire dal secondo semestre del prossimo anno. L’Europa è inoltre ben posizionata per beneficiare della tendenza alla riorganizzazione delle catene di approvvigionamento, che molti paesi stanno riconfigurando a causa sia della pandemia che delle tensioni geopolitiche. In particolare, le società di macchinari e strumenti utilizzati nei processi di produttivi dovrebbero beneficiarne, così come le aziende di attrezzature per semiconduttori. Per non parlare della possibile ripresa dell’area asiatica, con la Cina in testa, che farebbe da traino all’industria automobilistica e dei beni di lusso. Anche i consumi interni potrebbero essere di supporto; a differenza di quanto visto negli Stati Uniti, dove lo stock di risparmio dei privati è tornato ai livelli pre-pandemia, nell’Area Euro la situazione è ben diversa.

Seppur in discesa dai picchi del 2020, resta ampiamente superiore ai livelli precedenti ma dovrebbe normalizzarsi nel corso del 2022. C’è infine un ulteriore stimolo a supporto delle aziende Europee: il Multilateral Facility Framework (MFF) e il Next Generation EU fund metteranno a disposizione circa 1800 miliardi di euro da qui al 2027. Una buona parte di questa spesa sarà indirizzata a progetti destinati mitigare il cambiamento climatico. L’Europa ha molte aziende leader di mercato nelle tecnologie sostenibili che potrebbero beneficiare di una maggiore attenzione alle questioni climatiche in tutto il mondo. Se andiamo poi a guardare le valutazioni, il divario in termini di multipli fra i listini europei e quelli americani si è ulteriormente ampliato nel corso del 2021, quindi in termini relativi l’investimento in azioni europee potrebbe risultare interessante per gli investitori d’oltre oceano. A fronte di un quadro macro incoraggiante, ci sono ovviamente fattori di rischio che non possono essere sottovalutati. L’Europa ha visto un costante aumento delle infezioni dalla fine dell’estate e si sono resi necessari nuovi lockdown in alcuni paesi. Sebbene le conseguenze della nuova variante Omicron sembrino meno gravi del previsto, il Covid resta comunque un rischio che dovrà essere monitorato costantemente. Da ultimo, il fattore che oggi è maggiormente osservato dagli operatori è sicuramente il trend dell’inflazione. Se dovesse perdurare sugli attuali livelli più del previsto, metterebbe in discussione le politiche espansive della Bce, con gravi ripercussioni sui listini.