La COP26 dà ulteriore slancio agli investimenti in energie pulite, e-mobility e tecnologie green
La riunione sul clima, attesa a lungo, ha ribadito e rafforzato l’impegno di governi e aziende di tutto il mondo per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette. Ora gli impegni assunti dovranno essere tradotti in azioni concrete.
La conferenza COP26
Si è conclusa da alcune settimane l’attesa conferenza COP26, un’occasione in cui i leader globali intervenuti in rappresentanza di Paesi, imprese e società civile si sono confrontati al fine di stabilire i contributi individuali e collettivi nella lotta al cambiamento climatico. Nel periodo precedente alla conferenza, in tutto il mondo sono stati diffusi dati secondo cui, a oggi, l’attività umana ha già comportato un aumento delle temperature terrestri di 1,1°C. L’impatto di questo fenomeno è percepibile in tutte le regioni del globo sotto forma di ondate di calore, incendi boschivi e alluvioni più gravi. Inoltre, lo United Nations Environment Programme ha stimato che il pianeta viaggia ancora a un ritmo che potrebbe portare a un pericolosissimo riscaldamento di 2,7°C. Fortunatamente, tali osservazioni hanno accresciuto la determinazione ad accelerare gli interventi sul fronte climatico.
Di seguito riportiamo le nostre opinioni su quanto emerso nel corso dell’evento internazionale del COP26.
Azzeramento delle emissioni nette: obiettivi ambiziosi, ma non sufficienti
La conferenza COP di quest’anno era ritenuta particolarmente importante poiché i vari Paesi erano chiamati ad assumersi impegni più vincolanti in linea con il “ratchet mechanism” stabilito dall’Accordo di Parigi del 2015 (una struttura in cui i Paesi dovrebbero comunicare target di riduzione delle emissioni di carbonio sempre più ambiziosi ogni cinque anni, al fine di raggiungere l’obiettivo di limitare il rialzo della temperatura a 1,5°C). Nel complesso, oltre 150 Paesi hanno presentato contributi determinati a livello nazionale (nationally determined contributions, NDC) aggiornati.
Ora gli impegni nazionali legati all’azzeramento delle emissioni nette coprono oltre l’80% del PIL globale. Va notato come più economie emergenti (tra cui India e Brasile) e persino alcuni Paesi che in passato avevano accumulato ritardo nella lotta al cambiamento climatico (come Australia e Russia) abbiano reso noti target di azzeramento delle emissioni nette. La rotta pare segnata e, quindi, d’ora in poi energia pulita e tecnologie ambientali beneficeranno di un contesto ancor più favorevole.
In ogni caso, gli impegni assunti e rivisti non sono ancora sufficienti. Secondo le stime degli esperti, infatti, anche se gli obiettivi fissati saranno raggiunti, assisteremo a un riscaldamento tra 1,8°C e 2,4°C. Di conseguenza, l’accordo finale di Glasgow esorta i Paesi a rivedere e alzare i target a medio termine (2030) per allinearsi all’obiettivo di riscaldamento di 1,5°C entro fine 2022. Si tratterà di un processo da monitorare attentamente nel corso del prossimo anno.
Figura 1: Forte aumento degli impegni governativi per l’azzeramento delle emissioni nette negli ultimi anni
Fonte: Pictet Asset Management, 2021; www.joebiden.com/clean-energy, 2020; ClimateChangeNews.com, 2020; International Energy Agency (IEA), maggio 2021
Numero di impegni nazionali verso la neutralità carbonica e quota di emissioni globali coperte di CO2
Il 20% degli impegni è giuridicamente vincolante e sancito dalla legge
Un altro 18% ha proposto al parlamento di essere presto votato in legge
Fonte: International Energy Agency (IEA) – maggio 2021
Primi interventi espliciti contro i combustibili fossili
È significativo che, per la prima volta nella storia della COP, nel testo finale si invitino esplicitamente le parti ad “accelerare l’eliminazione graduale del carbone e dei sussidi ai combustibili fossili”. Tale esortazione ha sicuramente grande rilevanza a livello politico, ma dal nostro punto di vista il progressivo abbandono del carbone in favore di fonti più pulite (come le rinnovabili) è già ben avviato e sostenuto in particolare dalle considerazioni sui costi. La Figura 2 mostra il rincaro di carbone e altri combustibili fossili nel corso degli anni, a cui ha fatto da contraltare la diminuzione dei costi di fonti rinnovabili come eolico e solare, favorita sia dall’innovazione tecnologica sia dalle maggiori economie di scala. Oggi, infatti, in circa metà del mondo è economicamente più conveniente costruire nuovi parchi eolici o solari piuttosto che gestire una centrale elettrica a carbone o gas già esistente.
Pertanto, gli aspetti economici hanno già rappresentato un driver significativo per l’abbandono dei combustibili fossili: l’intesa raggiunta alla COP non farà altro che dare ulteriore slancio a questo processo negli anni a venire.
Figura 2: Evoluzione globale del Costo livellato dell’energia (LCOE) per fonte energetica
Fonte: Lazard Levelized Cost of Energy Analysis Versione 15.0, 2021
Tecnologie green sempre più centrali
In controtendenza rispetto alle precedenti conferenze COP, quest’anno l’attenzione si è concentrata su particolari tecnologie green in grado di contribuire alla decarbonizzazione. Nello specifico, un gruppo di 40 firmatari tra cui USA, Regno Unito, India, Unione Europea e Cina (vale a dire oltre il 70% dell’economia globale) ha lanciato la Breakthrough Agenda, un’intesa volta ad accelerare e stimolare gli investimenti nelle tecnologie ecologiche, grazie a politiche di supporto atte a renderle la scelta più conveniente e vantaggiosa per ciascun Paese entro il 2030. L’Agenda è incentrata su cinque aree principali:
- energia elettrica pulita (per esempio, rinnovabili, stoccaggio dell’energia, infrastruttura elettrica)
- trasporti su strada a emissioni zero (per esempio, e-mobility e infrastruttura di ricarica)
- acciaio a basse emissioni (per esempio, cattura e stoccaggio del carbonio, efficienza energetica)
- idrogeno a bassa intensità di carbonio (per esempio, idrogeno green)
- agricoltura sostenibile e resiliente (per esempio, agricoltura di precisione, irrigazione smart).
La regolamentazione del mercato internazionale del carbonio
Dopo sei lunghi anni di negoziati, i governi di tutto il mondo hanno finalmente raggiunto un accordo sulla regolamentazione degli scambi internazionali di carbonio. Consentendo tra le altre cose di eliminare le pratiche di doppio conteggio (double counting) e di standardizzare la contabilizzazione del carbonio, tale accordo offrirà gli strumenti e le linee guida necessari per la strutturazione di schemi di scambio delle quote di emissioni trasparenti, solidi e affidabili.
A nostro parere, si tratta di uno dei risultati più concreti raggiunti alla conferenza. Pone, infatti, le basi per la standardizzazione e l’espansione dello scambio di emissioni tra Paesi e regioni e dà quindi nuovo impulso agli investimenti green.
Secondo la International Emissions Trading Association, “nel periodo precedente alla COP26, in diverse giurisdizioni il mercato del carbonio ha fatto segnare vere e proprie impennate visto l’allineamento tra le ambizioni di aziende e governi. […] Tutti i mercati del carbonio hanno evidenziato una crescita nel 2021 alla luce del raddoppio delle transazioni volontarie e del lancio dello schema nazionale per lo scambio delle emissioni in Cina”.
Cresce il supporto del settore privato
Da sempre la COP è considerata un evento politico. Tuttavia, la COP26 lascia presagire un aumento dell’influenza del settore privato dovuto sia alla necessità di far fronte alle richieste dei consumatori sia all’impatto delle politiche volte a favorire l’azzeramento delle emissioni nette, nonché all’esigenza di finanziare questa transizione globale.
In particolare, il settore finanziario ha rivestito un ruolo centrale alla COP26 tramite l’annuncio della Glasgow Financial Alliance for Net Zero, un’iniziativa volta ad accelerare la transizione alla neutralità carbonica a cui hanno preso parte oltre 400 società del mondo della finanza (tra cui investitori, gestori, banche, compagnie assicurative, provider di servizi e consulenti) che insieme rappresentano un patrimonio superiore a 130.000 miliardi di dollari. I membri fisseranno obiettivi intermedi e di lungo periodo basati su dati scientifici allo scopo di azzerare le emissioni nette entro e non oltre il 2050.
Questa iniziativa mira quindi ad allineare i flussi finanziari con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sul clima. A tal proposito, anche il Gruppo Pictet partecipa all’iniziativa Net Zero Asset Managers (un sottogruppo della suddetta Alliance).
Figura 3: Glasgow Financial Alliance for Net Zero
Fonte: Pictet Asset Management, Glasgow Financial Alliance for Net Zero, 2021
Un aspetto sempre più evidente negli ultimi anni è che il tempo delle discussioni su cambiamento climatico e transizione green è finito. I dati scientifici sono inequivocabili comunemente accettati, la rotta globale è tracciata e si registra una persistente accelerazione del momentum.
La lotta ai cambiamenti climatici è una questione su cui tutti i Paesi possono concordare e collaborare, come dimostra la dichiarazione congiunta USA-Cina di Glasgow sulla promozione degli interventi a favore del clima nel decennio in corso. In questa dichiarazione rilasciata durante la COP26, entrambi i Paesi ribadiscono l’impegno a collaborare per raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
D’ora in avanti, il focus sarà su modalità e tempistiche. Pertanto, si presterà maggiore attenzione agli aspetti inerenti all’implementazione delle politiche, in quanto gli impegni globali devono essere tradotti tempestivamente in azioni concrete. Di conseguenza, riteniamo che il contesto per energie pulite e soluzioni ambientali sia sempre più favorevole dato l’allineamento tra governi, società civile e settore privato verso un obiettivo comune.