Occhi puntati sull’Ucraina

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Molte domande sono ancora senza risposta, a cominciare dalle intenzioni di Vladimir Putin. Sta cercando una garanzia che la NATO non ammetta l’Ucraina e il riconoscimento che la Crimea è ora ufficialmente parte della Russia? Sta cercando di imporre zone cuscinetto per i paesi che sono alla mercé della Russia? Vuole trasformare l’Ucraina in un’altra Bielorussia o semplicemente annetterla? Le sue ambizioni vanno oltre il territorio ucraino?

Ci vorrà del tempo prima di avere una visione più chiara e la situazione sembra rimanere molto incerta.

Prezzi energetici in questione  

La Russia e l’Ucraina sono tra i partner commerciali relativamente modesti dell’Europa, ma la Germania e l’Italia importano quasi la metà del loro gas dalla Russia. I prezzi dell’energia erano già aumentati prima che il rischio di un conflitto emergesse, quindi la minaccia al commercio tra Europa e Russia è una cattiva notizia per i prezzi. Le scorte di gas sono ora generalmente basse in Europa, ma l’inverno mite e l’avvicinarsi della primavera dovrebbero limitare il rischio di carenze nel breve termine. Il problema sarà ricostruire le scorte in vista del prossimo inverno, dato che l’Europa dipende dalla Russia; le consegne erano già state ridotte nel 2020. Un passaggio al gas liquido potrebbe essere solo limitato in quanto non ci sono abbastanza terminali di liquefazione e rigassificazione, lasciando l’offerta fuori equilibrio con la domanda. Dovremo trovare altre fonti di energia e questo presenta un altro problema, soprattutto se parliamo di carbone. Dovremmo anche prendere in considerazione misure di risparmio energetico.

“Compra quando inizia la guerra”?  

Finora le reazioni del mercato all’invasione sono contenute. I mercati europei hanno registrato un calo di circa il 3% e i futures indicano una flessione del 2% per l’S&P 500 ed un intuibile allargamento degli spread di credito. Storicamente, le crisi geopolitiche rappresentano una buona opportunità di acquisto.

Dopo tutto, si dice “Compra quando inizia la guerra”. Ma perché si presenti un’opportunità di acquisto, i mercati devono reagire in modo molto marcato, cosa che non è ancora accaduta. Con l’inflazione ancora in aumento sullo sfondo di una crisi energetica ed ora questo shock che zavorra la fiducia degli investitori, dobbiamo valutare fino in fondo questa crisi prima di considerarne l’impatto sulle prospettive di crescita. E non siamo ancora sicuri se l’Europa sarà in grado di assicurare l’approvvigionamento energetico alla fine del 2022. È interessante vedere le prime indicazioni della BCE che sta monitorando la situazione, ma le possibilità che le Banche centrali tornino ad iniettare liquidità per sostenere le economie e i mercati sono ancora remote.

Abbiamo scelto di non sovrappesare i mercati europei in attesa di una migliore visibilità sulla situazione ucraina, preferendo invece il Giappone. I recenti eventi non hanno fornito alcun chiarimento sulle intenzioni della Russia o sulla capacità dell’Europa di garantire un ragionevole approvvigionamento energetico. E le reazioni degli investitori non sono state eccessive. Di conseguenza, abbiamo lasciato invariata la nostra asset allocation, ma continueremo a tenere d’occhio gli sviluppi.