Fed hawkish fino a un certo punto

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La Fed ha firmato il primo rialzo dei tassi di 25 punti base dal 2018 assumendo un’impostazione nel complesso hawkish. Il conflitto in Ucraina ha complicato il già difficile trade-off che c’è tra crescita ed inflazione e che le Banche centrali stavano fronteggiando, ma per la Fed al primo posto sono rimaste le preoccupazioni inflazionistiche. Mentre l’incertezza legata alla guerra porterà una dose di cautela in futuro, le dinamiche inflazionistiche interne – sempre più pervasive nel contesto di un mercato del lavoro teso – aprono le porte ad una stretta più marcata.

La Fed si aspetta al momento altri sei rialzi dei tassi nel corso dell’anno, cioè un rialzo di 25 punti base ad ogni riunione per tutto il 2022. Inoltre, la maggior parte dei partecipanti al FOMC ritiene appropriata una svolta monetaria restrittiva entro la fine del 2023. Le aspettative hawkish sui tassi sono giustificate dalle proiezioni aggiornate di crescita ed inflazione che mostrano un pronunciato peggioramento del quadro inflazionistico rispetto a quanto rilevato a dicembre scorso. Le previsioni di crescita sono state ritoccate solo moderatamente al ribasso nel brevissimo termine, dato che l’attività economica degli Stati Uniti è abbastanza isolata dalle conseguenze della guerra in Ucraina – in particolare, gli Stati Uniti sono indipendenti sul fronte energetico, il che significa che la loro economia è poco sensibile ai cambiamenti dei prezzi dell’energia. Al contrario, ci si aspetta l’inflazione rimanga elevata per tutto l’anno, con la recente impennata dei prezzi dell’energia che spinge più avanti il tanto atteso inflection point al ribasso. La Fed è ben consapevole del rischio di una spirale prezzi-salari: più a lungo l’inflazione rimane elevata, più alto è il rischio che diventi perdurante attraverso le aspettative e le dinamiche di formazione dei salari. Ed i recenti sviluppi degli indicatori d’inflazione e del mercato del lavoro indicano già alcuni effetti secondari.

Ciononostante, mentre l’intonazione della Fed è hawkish, non è scontato che i fatti seguiranno a breve. Dato che l’incertezza geopolitica c’è, la Fed continuerà probabilmente ad essere in qualche modo reattiva piuttosto che proattiva rispetto agli sviluppi sul fronte dell’inflazione. La Fed non può controllare le pressioni dei prezzi che derivano dall’ultimo shock esogeno, quindi ha poco controllo sui fattori che hanno portato all’ultima impennata d’inflazione. Tuttavia, continuerà ad essere attenta alle indicazioni in base a cui le dinamiche inflazionistiche si stanno radicando attraverso le aspettative e/o il mercato del lavoro. La guerra in Ucraina, l’evoluzione del trade-off crescita-inflazione e le indicazioni riguardanti sugli effetti secondari dell’inflazione, detteranno il ritmo della stretta in futuro.