“Decoupling”

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L’accelerazione dell’inflazione prosegue, non solo nell’area euro. Di conseguenza, si assiste a un decoupling tra rendimenti nominali e andamento dei prezzi. Nonostante il recente rialzo dei rendimenti, quelli reali sono scesi ulteriormente in territorio negativo (cfr. grafico della settimana). Tale evoluzione è ampiamente ascrivibile al rincaro dell’energia e, in seconda battuta, dei generi alimentari. Emerge quindi chiaramente che il trend del costo dell’energia inizia a influire sul tasso core. Inoltre, sembra che in una certa misura persino la percezione dell’inflazione stia evidenziando un decoupling rispetto alla realtà. Dipende tutto da chi è a osservare l’andamento dei prezzi. Se, da un lato, le revisioni al rialzo dei professionisti e le attese basate sui tassi break-even sono tuttora relativamente moderate, dall’altro i consumatori si attendono rincari molto più consistenti, almeno secondo uno studio condotto dalla Commissione Europea a dicembre 2021. Le attese inflazionistiche dei consumatori sono influenzate da fattori socioeconomici nonché, in larga misura, dagli eventi recenti. Le percezioni dei consumatori potrebbero però tradursi rapidamente in richieste di aumenti salariali, che potrebbero innescare una spirale salari-prezzi.

Al contempo, gli indicatori dell’incertezza economica e politica basati sui media di diverse nazioni, tra cui quelle dell’Area Euro, non puntano necessariamente a un decoupling, ma piuttosto a una certa divergenza a livello di Paesi. In generale, gli indicatori degli Stati che intrattengono relazioni commerciali più strette con Mosca (e presentano una più elevata dipendenza da petrolio e gas russi) lasciano presagire maggiore volatilità e incertezza. Quanto agli indicatori USA, le oscillazioni sono state più moderate che nell’Eurozona. Il Composite Systemic Stress Index della Banca Centrale Europea, che riflette lo stress nei sistemi finanziari dei singoli Paesi, mostra una divergenza analoga.

È evidente che anche le notizie discordanti diffuse dai media influiscono sugli indicatori economici, in particolare sul sentiment. Infatti, nel recente passato i PMI di Markit e ISM per gli USA hanno più volte evidenziato un andamento differente. In ogni caso, entrambi sono ancora in territorio espansivo. L’indice di Markit, incentrato sui settori orientati al mercato interno e apparentemente non influenzato dall’invasione dell’Ucraina, è salito. Per contro il PMI dell’ISM, che si basa in misura maggiore sulle large cap internazionali, è sceso, pur rimanendo al di sopra della soglia di 50. In generale, l’impatto dell’escalation della crisi ucraina sui PMI dell’Area Euro è stato molto più forte, anche perché il deterioramento della situazione ha riportato in primo piano i problemi lungo le filiere. La differenza in termini di ripercussioni emerge chiaramente dal confronto tra l’indice ISM USA e l’indice ifo della fiducia delle aziende tedesche.

Senza dubbio i fattori nazionali (situazione sul mercato del lavoro USA tuttora molto incoraggiante e disoccupazione al 3,6%, un livello prossimo al minimo pre-pandemia) giocano un ruolo rilevante, ma la divergenza tra gli indicatori del sentiment suggerisce che la tipologia – e di certo anche l’entità – delle ripercussioni dell’invasione dell’Ucraina variano a seconda dei Paesi. Inoltre alcuni Stati potrebbero beneficiare dei progressi sul fronte pandemico. Si registra infatti una costante flessione del numero di contagi e decessi a livello mondiale.

Data la situazione geopolitica sarà necessaria una revisione al ribasso delle stime di crescita (che in alcuni casi è già avvenuta), ma è ancora troppo presto per prospettare una stagflazione prolungata o addirittura una recessione globale.
I dati attesi la prossima settimana daranno indicazioni scoraggianti, seppur con alcune differenze a livello geografico, ma ciò non implica una deviazione dell’economia nel suo complesso dalla traiettoria di crescita. L’indice della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan, previsto per giovedì prossimo, sarà particolarmente rilevante. Di recente l’indice ha mostrato una netta flessione, nonché un andamento divergente rispetto a quello dell’indice del sentiment dei consumatori del Conference Board, che dà tuttora prova di solidità ed è fortemente influenzato dagli sviluppi sul mercato del lavoro.

La settimana prossima

Da una valutazione tecnica emerge che le posizioni corte sull’indice Euro STOXX sono molto consistenti. Malgrado il moderato pessimismo degli investitori, gli indicatori di forza relativa per i maggiori benchmark si attestano tuttora in territorio neutrale. Di conseguenza, non si prevedono pressioni di vendita nell’immediato.