Per il FMI il conto più salato lo pagherà l’area Euro

-

Il World Economic Outlook del FMI ha fornito un quadro d’insieme prevedibilmente cauto alle riunioni di primavera che sono appena iniziate a Washington, identificando anche i temi di maggior interesse per la sfera politica nel prossimo futuro.

Il FMI ha ridotto significativamente le proprie proiezioni di crescita nel breve termine, principalmente a causa dell’impatto dell’invasione russa dell’Ucraina, che è stato il fattore dominante nell’ambito delle sue nuove previsioni economiche evidenziando come lo shock della guerra sia arrivato in una fase in cui l’economia globale non si era completamente ripresa dalla pandemia. I confinamenti in corso in Cina ci ricordano quanto rilevante sia la pandemia, con vincoli di fornitura che probabilmente continueranno a manifestarsi più a lungo di quanto previsto in precedenza. La guerra in Ucraina e le sue implicazioni per i prezzi delle materie prime, insieme ai persistenti vincoli di fornitura globale, hanno anche portato a significative revisioni al rialzo delle proiezioni di inflazione già elevate, aspetto che implica politiche monetarie più severe in futuro.

Nello specifico, il FMI ha rivisto le previsioni di crescita del PIL globale al 3,6% sia per il 2022 che per il 2023, pur riconoscendo come queste proiezioni siano accompagnate da un grado di incertezza maggiore del solito. Anche se la riduzione per il 2022 è stata netta rispetto alle previsioni di gennaio, i rischi in termini di prospettive sembrano ancora ridotti. I rischi di recessione sono estremamente pronunciati nell’area Euro, che ha subito una delle più evidenti revisioni al ribasso rispetto ad inizio anno, soprattutto a causa della sua vulnerabilità ad un’ulteriore escalation delle sanzioni relative al conflitto in Ucraina. Nel complesso, l’area Euro ha rappresentato il secondo maggior contributo alla revisione al ribasso della crescita del FMI per il 2022.

Più in generale, un’escalation della guerra, sebbene rappresenti innanzitutto una tragedia umanitaria, danneggerebbe ulteriormente l’economia globale per l’impatto sui prezzi delle materie prime, sui flussi commerciali e sui mercati finanziari, potendo portare ad uno shock di fiducia. Inoltre, gli squilibri nell’economia globale sono rimasti evidenti, in particolare per quanto riguarda gli elevati oneri del debito in generale e le crescenti divergenze tra le economie avanzate ed emergenti. Con un’ottica di più lungo periodo, una maggiore frammentazione geopolitica pone diversi rischi, avendo il potenziale per invertire il plus in termini di efficienza proprio della globalizzazione e rendere più difficile la gestione di sfide globali come la crisi climatica.