Un trimestre vissuto pericolosamente

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Chiuso lo scorso anno con lo S&P 500 sui massimi storici, a gennaio la rapida diffusione della variante Omicron ha subito creato una forte preoccupazione generale per il rischio di rivivere l’esperienza del lockdown della primavera 2020. Non abbiamo fatto in tempo a tirare un sospiro di sollievo per gli effetti meno gravi della variante rispetto alle precedenti, quando le notizie di una tensione crescente tra Russia e Ucraina hanno monopolizzato la scena. La successiva invasione russa ha causato numerosi morti tra la popolazione e la distruzione di intere città. In questo scenario l’inflazione è risultata più sostenuta del previsto, l’ulteriore aumento dei prezzi delle materie prime dovuto alla guerra ha rinviato il raggiungimento del picco atteso per marzo. Le Banche Centrali si sono dimostrate meno accomo­danti, in particolare la Fed sembra voler accelerare il percorso di politica monetaria restrittiva con rialzi dei tassi più aggressivi. In questo contesto sono state riviste al ribasso le stime di crescita globale per quest’anno, il consenso attualmente la situa al di sotto del 4%. I mercati finanziari hanno reagito emoti­vamente, le correzioni sono state intense e profonde. Gli indicatori di sentiment hanno registrato questa paura segnando livelli minimi e gli indici azionari sono tornati a prezzare su valutazioni decisamente più interessanti rispetto al 2021.

In queste ultime due settimane si sono quindi create le condizioni tecniche per una potenziale reazione, dopo gli eccessi negativi di questi primi mesi dell’an­no. La notizia di una possibile soluzione diplomatica al conflitto in atto ha dato origine al movimento. Lo spiraglio di una tregua e un possibile accordo tra le parti durante i negoziati in Turchia hanno provocato un intenso rimbalzo sui mercati azionari e la simulta­nea ripresa della traiettoria al rialzo dei tassi governa­tivi dei paesi sviluppati, venendo meno l’esigenza del “flight to quality”. L’azione degli investitori istituzionali che devono ribilanciare ogni fine trimestre il portafo­glio in base al loro benchmark, ha contribuito a dare forza al movimento. Come forse era lecito attendersi, la soluzione diplomatica non è però così semplice da realizzare, le dichiarazioni di Putin sembrano allontanare quel momento. Fa parte della tattica, utile ad ottenere il massimo dall’accordo. Questo inevitabilmente riporta turbolenza sui mercati. I dati sull’inflazione della zona euro confermano che il trend al rialzo prosegue e tarda a invertire la rotta. Quindi è necessario mantenere la calma, costruendo con attenzione le posizioni azionarie sfruttando ogni fase di ribasso per aumentare l’esposizione in quelle società che mostrano una solidità di bilancio e sono in grado di crescere a tassi interessanti in questo scenario, all’interno di settori come tecnologia, ener­gie alternative, auto e finanziari.