Fa più paura la stagflazione che l’inflazione?

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I timori di stagflazione continuano a crescere, con gli investitori che stanno guardando alla liquidità mentre le prospettive di crescita globale frenano. L’accumulo di liquidità ha raggiunto il livello più alto dal settembre del 2001, indicando un deciso sentiment ribassista tra gli investitori. La propensione al rischio era brevemente riesplosa qualche giorno fa, prima di un altro brutale sell-off azionario.

Si è trattato di un rally tipico di un bear market: il rimbalzo del sentiment di rischio si è rivelato fragile e gli acquirenti sono rapidamente scomparsi al primo segnale di stress. I retailer e altri nomi nel settore dei consumi e dei ciclici hanno mostrato una marcata debolezza, poiché la realtà di un’inflazione elevata e prolungata si è fatta sentire. L’intonazione hawkish della FED è servita da monito agli investitori azionari: la Banca centrale statunitense continuerà ad alzare i tassi fino a quando non ci saranno prove “chiare e convincenti” di un’inflazione in fase calante.

Il Regno Unito ha registrato il dato sull’inflazione più alto degli ultimi 40 anni, raggiungendo il 9%. La Banca d’Inghilterra prevede un’inflazione a due cifre entro ottobre, con i prezzi dell’energia che continuano a salire. La crisi del costo della vita è destinata ad acuirsi, con i prezzi dei generi alimentari e degli analcolici che saliranno al 6,7% nel Regno Unito e Andrew Bailey, il governatore della Banca d’Inghilterra, che ha lanciato un allarme “apocalittico” mentre il conflitto tra Russia e Ucraina continua a pesare sulle forniture alimentari. Le ramificazioni del mercato sono insignificanti rispetto all’impatto devastante sulle fasce più vulnerabili della società.

Con il persistere delle preoccupazioni macroeconomiche derivanti dall’aggressivo inasprimento monetario, dal conflitto Russia-Ucraina e dalle severe misure di confinamento pandemico in Cina, prevediamo una grande volatilità. Necessaria la diversificazione in portafoglio.