Incertezza sui mercati cinesi, i segnali che indicano un’inversione positiva del trend

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L’anno scorso, con la stretta regolamentare, la Cina ha perso il suo premio per il rischio rispetto ai mercati emergenti per la prima volta dal 2007. Con le preoccupazioni per il coinvolgimento della Cina nel conflitto russo-ucraino, a metà marzo l’indice cinese ha toccato il minimo storico. Tuttavia, questa caduta è stata seguita dal più alto volume di scambi e dal più grande rimbalzo giornaliero per le azioni cinesi, alimentato dal discorso del vicepremier cinese Liu He, che si è espresso sulle principali preoccupazioni dei mercati.

Crediamo che le soluzioni proposte da Liu He e dal governo cinese possano essere attuate con diversi gradi di difficoltà. La più praticabile è quella relativa alla politica monetaria. La Cina è una delle grandi economie del mondo che ha ancora delle cartucce da sparare in termini di politica monetaria e fiscale espansiva per sostenere la crescita. Fino ad ora, la Cina si è trattenuta dall’iniettare liquidità nel mercato, quindi questa, a nostro parere, è una soluzione immediata che può essere utilizzata per sostenere l’obiettivo di crescita del 5,5%.

Inoltre, gli Stati Uniti e la Cina stanno lavorando su un piano di coordinamento concreto per la revisione degli American Depository Receipt (ADR). Anche se ciò richiederà una cooperazione internazionale, dal nostro punto di vista, le parole dei regolatori cinesi, relative alla possibilità di revisione dei bilanci della maggior parte delle aziende, è promettente.

Un po’ più difficile da risolvere è la crisi diffusa del mercato immobiliare. Sono necessari meccanismi di gestione del rischio e misure di sostegno per facilitare la transizione verso un nuovo modello di sviluppo. Crediamo che il deleveraging sarà un processo graduale e richiederà molto tempo, dato che i regolatori stanno già abolendo alcune misure drastiche, come la tassa sulla proprietà, per evitare conseguenze peggiori.

Infine, crediamo che la questione più difficile da affrontare riguardi la politica Covid. Non stiamo vedendo alcun cambiamento in questo trimestre e ci si vuole assicurare che non ci siano nuove impennate di Covid. Questo è evidenziato dal raddoppio del periodo di lockdown a Shanghai, nonostante l’ovvio impatto economico e l’aumento dei malumori dell’opinione pubblica. Crediamo, quindi, che sia necessario trovare un equilibrio tra il contenimento del Covid e la crescita economica, dato che le varianti si evolvono rapidamente.

Con la variante Omicron in Cina in rapida diffusione da marzo, quasi tutte le province sono state colpite. I risultati del primo trimestre si stanno ancora deteriorando, con aprile che potrebbe segnare il periodo peggiore nel breve termine: il periodo marzo-aprile è di solito la stagione di punta per le vendite di case in Cina; tuttavia, le vendite preliminari di marzo per le prime 100 società di costruzioni sono ulteriormente peggiorate a -52,7% anno su anno. Inoltre, con le province di Jilin e Shanghai bloccate, che rappresentano più del 20% della produzione automobilistica cinese, le catene di approvvigionamento sono sotto pressione, in particolare con la chiusura della fabbrica Tesla a Shanghai. Ciò si riflette anche sui consumatori, che si preoccupano dei posti di lavoro e dei tagli agli stipendi. Infine, le intenzioni di viaggiare nel 2022 sono ancora più basse rispetto all’anno precedente, in seguito al livellamento delle restrizioni locali alla mobilità e alle preoccupazioni sulla sicurezza dei voli.

Attualmente, stiamo assistendo ad oscillazioni di mercato dovute ad una combinazione di stimoli positivi e negativi. La possibilità di revisione dei bilanci della maggior parte delle aziende ADR data agli Stati Uniti e la proroga per la tassa di proprietà sono controbilanciate dalla politica zero-Covid, che limita ulteriormente la crescita economica e sconvolge le catene di approvvigionamento.

Se confrontiamo il contesto attuale con quello del 2020, che è stato un anno molto buono per le azioni cinesi sotto tutti gli aspetti, possiamo usare il 2020 come punto di riferimento per capire a cosa prestare attenzione per iniziare a reinvestire in Cina. Dalla seconda metà del 2021, gli shock negativi relativi alla regolamentazione, alla geopolitica e alle relazioni USA-Cina hanno fatto defluire molta liquidità dalle azioni cinesi, spingendo le valutazioni in territorio favorevole. L’impatto macroeconomico e sugli utili aziendali ci porta a pensare che probabilmente le società patiranno ancora nella prima metà del 2022. Verso la fine del primo trimestre del 2022, vediamo, invece, un potenziale abbassamento degli shock normativi e rischi geopolitici attenuati (con la Cina che mostra una posizione neutrale nel conflitto Russia-Ucraina) dopo il discorso di Liu He. Speriamo che le condizioni macroeconomiche e gli utili delle aziende seguano questa tendenza nella seconda metà per creare una posizione più neutrale su tutta la linea. Le relazioni USA-Cina sono ancora difficili da prevedere: molto dipenderà dalla SEC e dalla possibilità che possa eliminare comunque i titoli cinesi dai listini americani. Riteniamo che un calo degli utili societari nel primo trimestre dovrebbe incoraggiare sia le banche centrali sia i regolatori ad essere più proattivi, sperando di portare ad una ripresa di successo.