Si semina ora per l’inflazione futura

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Il costo crescente dei fertilizzanti indica che i semi della futura inflazione sono già stati sparsi, dando ai governi e alle Banche Centrali ancora un altro grattacapo sul fronte del carovita.

Fondamentali

L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha provocato diffuse interruzioni delle forniture nei mercati delle materie prime ed è la principale causa dei rincari alimentari registrati quest’anno su scala mondiale (si veda il grafico). Prima della guerra, la Russia e l’Ucraina contribuivano per quasi il 30% alla produzione mondiale di grano. Secondo le stime delle Nazioni Unite, almeno il 20% dei terreni coltivabili dell’Ucraina non è più utilizzabile per scopi agricoli. Inoltre, il blocco dei porti ha fatto perdere all’Ucraina più del 60% delle esportazioni di grano rispetto a un anno fa. In prospettiva, la produzione di grano sembra ulteriormente compromessa dai rincari dei fertilizzanti il cui ruolo è fondamentale per accrescere la resa delle coltivazioni. I costi di produzione dei fertilizzanti stanno salendo anche per il rialzo dei prezzi del gas naturale che hanno subito un’impennata dopo le sanzioni comminate alla Russia. Questo, a sua volta, fa aumentare i costi legati alla semina e potrebbe alla fine spingere ancora più al rialzo i prezzi dei generi alimentari, evenienza che crea particolari difficoltà ai Paesi Emergenti dove le famiglie sono estremamente sensibili a questo tipo di rincaro. Le crescenti preoccupazioni sulla sicurezza alimentare hanno già spinto alcuni governi ad adottare contromisure. Ad esempio, l’India ha proibito le esportazioni di grano nel tentativo di garantire l’approvvigionamento a livello nazionale. In aree vulnerabili del mondo, quali Asia e Medio Oriente, i governi potrebbero mettere in campo altri interventi per prevenire tensioni politiche. Tuttavia, un aumento della spesa fiscale potrebbe accentuare ulteriormente le spinte inflazionistiche, soprattutto nelle economie emergenti.

Valutazioni quantitative

La possibilità di rincari alimentari associata a successivi stimoli fiscali sotto forma di sussidi pubblici mirati produce ricadute a catena per le Banche Centrali di tutto il mondo. Per contenere le pressioni inflazionistiche molte di esse (ad eccezione della PBOC cinese) hanno già previsto misure di inasprimento monetario nel 2022. La maggiore emissione di debito pubblico per aiutare le popolazioni in difficoltà potrebbe costringere le Banche Centrali a ulteriori strette monetarie, spingendo i rendimenti obbligazionari verso ulteriori rialzi. Anche i cambi valutari potrebbero avere ripercussioni sui mercati delle materie prime e sui paesi emergenti. Nelle ultime settimane il Dollaro statunitense ha toccato il massimo di 19 anni, accentuando la pressione sulle economie emergenti: sono infatti saliti i costi sia per il servizio del debito estero che per le imprese nazionali che acquistano materie prime dall’estero.

Fattori tecnici

Mentre le autorità sono impegnate a combattere il carovita, nel corso della settimana gli investitori si sono sentiti in qualche modo rassicurati dall’iniziale ripristino delle tradizionali relazioni di mercato. Storicamente, gli attivi rischiosi hanno una correlazione negativa con la duration. Secondo tale correlazione, quando nei mercati si accentua l’avversione al rischio, un portafoglio diversificato viene in qualche modo tutelato da un rally della duration. Tuttavia, per gran parte del 2022 questa dinamica è diventata positiva inferendo un duro colpo ai rendimenti da inizio anno. Fortunatamente, si scorgono i primi segnali di ripristino della correlazione negativa, accompagnata da una certa diversificazione dei portafogli e dalla sensazione che i mercati obbligazionari comincino a ritrovare un po’ di stabilità.

Cosa significa per gli investitori obbligazionari?

Le perduranti difficoltà del mercato delle materie prime provocate dal conflitto russo-ucraino sono i semi che potrebbero far crescere l’inflazione in futuro. Verosimilmente, un’estensione del conflitto porterà a notevoli rincari del grano, con effetti a catena per l’inflazione mondiale. Gli investitori devono tenere sotto stretta osservazione le mosse delle autorità che sono, di fatto, impegnate a trovare un equilibrio tra l’esigenza di sostenere le popolazioni già in grosse difficoltà e quella di contenere le costanti spinte inflazionistiche. Con l’evolversi della situazione la volatilità dei mercati dovrebbe rimanere elevata. Tuttavia, il ripristino della correlazione negativa tra duration e attivi rischiosi indica che questi mercati potrebbero essere in via di stabilizzazione.