BCE, due sfide da affrontare affinché lo scudo anti-spread sia trasparente e credibile
La riunione della BCE sullo scudo anti-spread non ha aggiunto alcun dettaglio in merito al nuovo strumento di acquisto di obbligazioni, che permetterà di tenere sotto controllo i costi di indebitamento di determinati Paesi. Nel complesso, la volontà della BCE di introdurre uno strumento anti-frammentazione che contribuirà a mantenere bassi i costi dei prestiti dei diversi Paesi e, allo stesso tempo, di far scendere l’inflazione aumentando i tassi, implica un delicato gioco di equilibri. In particolare, riconosciamo come ci siano due sfide principali:
- In primo luogo, all’interno del Consiglio direttivo dell’Istituto di Francoforte esistono opinioni contrastanti su cosa significhi un allargamento “ingiustificato” dello spread e su quale tipo di condizionalità possa essere implicita nel nuovo programma.
- In secondo luogo, sono importanti anche le questioni legali, poiché – secondo una sentenza della Corte di giustizia dell’Unione Europea del dicembre 2018 – la BCE può acquistare “in ogni caso solo una parte minoritaria delle emissioni obbligazionarie di uno Stato membro”. Per molti Paesi, la quota di titoli di Stato acquistati dalla BCE rispetto al totale delle emissioni si avvicina al 40% per le obbligazioni dell’Eurozona.
Un’altra questione legale riguarda le alterazioni di capitale che comporta l’acquisto di obbligazioni da parte della BCE, quando è concentrato su determinati Paesi. Nel complesso si tratta di dettagli che la Banca Centrale Europea deve tenere in considerazione per ufficializzare un programma che sia trasparente e credibile.