Come proteggere il portafoglio in un’era inflazionistica
Il rischio di ribasso, o drawdown, per un asset è la maggior distanza tra il valore di massimo e di minimo registrata storicamente. Immaginiamo uno scenario in cui un investitore nel quarto trimestre del 2021 abbia investito molto nell’azionario. Lo scenario peggiore si sta delineando proprio in questi giorni, poiché vendere ora significherebbe incassare una perdita significativa. Tuttavia, anche in questo caso, è necessario avere il coraggio di guardare al passato per affrontare il rischio di incassare un ribasso ai suoi massimi, che potrebbe superare di gran lunga l’attuale andamento. I mercati azionari ribassisti, ad esempio, sono definiti tali nel momento in cui le rivalutazioni da massimo a minimo superano il 20%. La media del Dow Jones conta 33 mercati ribassisti tra il 1900 e oggi.
Quando si investe in momenti di stress, è utile conoscere la storia del mercato. È necessario non cadere vittima del panico o di argomentazioni soggettive a sostegno delle proprie decisioni.
Per quanto riguarda i mercati obbligazionari, abbiamo attraversato i peggiori rischi di ribasso mai registrati, visto che bisogna risalire al 1980 per assistere ad aggiustamenti simili. La differenza fondamentale nel reddito fisso tra oggi e allora è che i tempi di recupero saranno più lunghi. Di fatto, con un punto di partenza dei tassi statunitensi a 30 anni pari a circa l’1,20% nell’agosto 2020 rispetto al 3,07% di oggi, si ha un’idea di un differenziale di valore di circa il 33%. Fortunatamente, con la diversificazione tra i settori obbligazionari e una certa sensibilità ai tassi d’interesse, in media tra il 5% e il 7%, il risultato per l’investitore obbligazionario medio diventa un po’ meno pesante.
Ma cosa succede se entriamo in una era inflazionistica in grado di impattare sui rendimenti attesi? E se i premi per il rischio dovessero aumentare ulteriormente e i rispettivi minimi dei mercati azionari e obbligazionari non avessero fatto il loro corso? In quel caso, è bene guardare alle asset class che proteggono i portafogli. La maggior parte dei portafogli bilanciati soffrirà di più se accettiamo che i mercati obbligazionari e azionari diventino positivamente correlati. L’efficienza della diversificazione tra i due si riduce notevolmente. Per proteggere il capitale, spiccano le obbligazioni indicizzate all’inflazione a breve e medio termine. Accanto ai Treasury statunitensi a breve termine, notiamo che i titoli di Stato cinesi a breve termine in valuta locale Renminbi offrono una buona protezione. Un altro strumento di protezione del capitale spesso dimenticato è l’allocazione nei tassi di cambio. Non usiamo l’allocazione in valuta estera solo per fare trading, ma preferiamo invece un investimento a lungo termine in valute profondamente sottovalutate. In questo senso, lo yen giapponese e il renminbi cinese sono nel radar. Attualmente il dollaro USA registra un forte rally, in quanto l’incertezza e l’aumento dei tassi mettono in ansia i mutuatari a leva e anche quelli senza leva. Una volta che questa situazione si sarà attenuata nei prossimi anni, potremmo prepararci a episodi di indebolimento del dollaro, poiché i differenziali dei tassi si stabilizzano e le valutazioni dei tassi di cambio ponderate per il trade a lungo termine mostrano il dollaro US come altamente valutato.
Le autorità monetarie cinesi, nonostante la debolezza del renminbi negli ultimi due mesi, cercheranno di garantire la prevedibilità e la stabilità della valuta cinese in vista della conquista dello status di valuta di riserva. Anche lo yen potrebbe riscuotere un nuovo interesse in condizioni che vedano la Bank of Japan costretta a cambiare rotta e ad allentare la propria politica di controllo della curva dei rendimenti. Le esposizioni di cui abbiamo accennato non richiedono un forte aumento del rischio di duration, ma potrebbero rendere i portafogli sempre più in grado di gestire le fragilità. In tal senso, anche l’aggiunta dell’oro potrebbe essere utile, costituendo l’asset class a lunga duration per eccellenza. In effetti, a prescindere dall’attuale debolezza di breve termine, una valutazione corretta richiede di guardare alla solidità della performance relativa dell’oro rispetto ai tassi USA e ad altre asset class rischiose. Su base relativa, l’oro brilla davvero in questi giorni!
Anche se questa fase può rendere pessimisti è importante non agire sulla base di questo sentiment ma è importante trarre lezioni dal passato e basarsi sullo storico del mercato. La conoscenza delle asset class richiede la conoscenza dei drawdown massimi e dei tempi di recupero. Solo così un investitore informato ha la possibilità di ottenere una crescita reale del capitale a lungo termine.