L’andamento di quota 100

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In una fase in cui si riprende a discutere di riforme delle pensioni con particolare riferimento alla flessibilità in uscita, assume particolare interesse la recente pubblicazione da parte di Inps e Ufficio parlamentare di bilancio di una specifica Nota di approfondimento sul bilancio di quota 100 a tre anni dal suo avvio.

Come viene premesso “Quota 100”, come altre misure di “flessibilità pensionistica” (“Opzione Donna”, “APE sociale”, “APE di mercato”, uscita anticipata per lavoratori precoci appartenenti a specifiche categorie), è stata introdotta con l’obiettivo di reinserire nel sistema , anche se per un periodo di tempo limitato e solo per specifiche coorti di individui, margini di flessibilità nelle scelte di pensionamento dopo la riforma del 2011 (cosiddetta “legge Fornero”), varata in risposta alle difficoltà prodotte dalla crisi finanziaria del 2008 e all’esigenza di assicurare la sostenibilità di medio-lungo periodo dei conti pubblici.

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Quali sono i principali risultati ?  Al 31 dicembre 2021 le domande complessivamente accolte nel triennio 2019-2021 sono risultate poco meno di 380.000, ampiamente al di sotto di quelle attese sottostanti alla Relazione tecnica provvedimento.

A ricorrere a “Quota 100” sono stati soprattutto gli uomini. Quasi l’81 per cento dei pensionati con “Quota 100” vi è transitato direttamente dal lavoro, poco meno del 9 per cento da silente (soggetti che pur avendo in passato versato contributi non lavoravano né percepivano altre prestazioni), poco più dell’8 per cento da una condizione di percettore di prestazioni di sostegno al reddito, circa il 2 per cento da prosecutori volontari di contribuzione. La gestione di liquidazione è stata da lavoro dipendente privato per quasi la metà dei casi, da lavoro dipendente pubblico per poco più del 30 per cento, da lavoro autonomo per circa il 20 per cento.

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Se in valore assoluto le pensioni con “Quota 100” sono state più concentrate al Nord, meno al Mezzogiorno e ancor meno al Centro, in percentuale della base occupazionale o del flusso medio delle uscite per pensione anticipata (quelle più simili a “Quota 100”) mostrano le incidenze maggiori al Mezzogiorno e minori al Nord, con il Centro in posizione intermedia. I pensionamenti dal comparto privato sono lo 0,4 per cento della relativa base occupazionale (con un picco dell’1,2 per cento per il settore “Trasporto e magazzinaggio”), quota che diventa dell’1,3 per cento nel comparto pubblico (con picco del 2,9 per cento per le “Funzioni centrali”).

Si è registrata una prevalenza a lasciare il lavoro alla prima decorrenza utile, con almeno uno dei requisiti di età e anzianità al livello minimo. Il rapporto tra anticipo effettivo e anticipo massimo (quello corrispondente all’utilizzo di “Quota 100” non appena possibile) si colloca in media poco sopra il 90 per cento per buona parte degli utilizzatori di “Quota 100”. Mediamente l’anticipo rispetto al più vicino dei requisiti ordinari è di 2,3 anni. L’anticipo ha inciso in maniera significativa sul valore dell’assegno: mediamente lo ha ridotto del 4,5 per cento per anno di anticipo per i lavoratori autonomi, del 3,8 per cento per i dipendenti privati e del 5,2 per cento per i dipendenti pubblici. L’età media alla decorrenza si è attestata poco al di sopra di 63 anni, mentre l’anzianità media è di 39,6 anni.

Il pensionamento con “Quota 100” è avvenuto prevalentemente a ridosso della maturazione dei requisiti, per chi ha maturato il diritto nel 2019 il take-up complessivo a fine 2021 è stato del 49 per cento, suddivisibile in 39 per cento realizzato nel 2019, 14 per cento nel 2020 e 4 per cento nel 2021 (per costruzione, cambiando di volta in volta il denominatore, la somma delle parti non fornisce il take-up complessivo); per quanti hanno maturato i requisiti nel 2020 il tasso di adesione complessivo a fine 2021 è del 47 per cento, suddivisibile in 41 per cento realizzato nel 2020 e 10 per cento nel 2021.

Lo spaccato per situazione occupazionale mostra che i disoccupati, i silenti e soprattutto i prosecutori volontari fanno registrare take-up rate notevolmente più alti di quelli degli attivi.

In conclusione, si sottolinea, anche se rispetto alle previsioni ufficiali iniziali “Quota 100” ha registrato un minore numero di adesioni, questo canale di uscita è stato comunque utilizzato da un’ampia platea di lavoratori che a fine 2025 (quando saranno pressoché esauriti i potenziali aderenti) potrebbe anche superare i 450.000 soggetti.