Azionario, occhio al rafforzamento del dollaro e ai prezzi del petrolio in calo

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Giugno è stato un mese davvero interessante, nel quale il mercato ha cambiato orientamento. Inizialmente, le preoccupazioni erano legate alla tensione tra inflazione e tassi d’interesse, in particolare per quanto riguarda gli Stati Uniti. Verso la fine di giugno, si sono diffusi i timori di una recessione economica a causa di un paio di dati interessanti emessi a metà mese, il primo dei quali è stato un profit warning da parte di Target, importante retailer statunitense, che ha indicato non solo la presenza di scorte in eccesso ma anche le difficoltà nello smaltirle. Forse, lo si può intendere come una lettura della forza della domanda dei consumatori statunitensi. Il secondo fatto interessante di questo mese riguarda la debolezza dei dati del PMI (Purchasing Managers Index), che indica la forza della domanda industriale statunitense.

Questi due dati hanno indicato che forse l’aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti sta iniziando ad avere un effetto e a indebolire lo slancio economico. Di conseguenza, naturalmente, il mercato si è spostato dalla preoccupazione per l’inflazione a quella per la profondità e l’estensione di una possibile recessione, in particolare negli USA.

Per gli investitori azionari, arriva in un momento molto interessante e delicato, perché in concomitanza con la stagione degli utili del secondo trimestre. Penso che gli investitori presteranno particolare attenzione a ciò che le aziende indicheranno come outlook degli utili verso la fine dell’anno solare.

Sono due, in particolare, gli aspetti su cui si concentrano. Il primo riguarda l’effetto che potrebbe avere sui profitti un rafforzamento del dollaro. Ora, a causa dei timori di recessione, c’è naturalmente un maggior grado di incertezza nel mercato e in un certo senso gli investitori hanno favorito il dollaro come cosiddetto “porto sicuro”, attratti dagli alti tassi di interesse statunitensi rispetto a quelli disponibili in altri mercati internazionali. Questo è ottimo se si possiede il dollaro, ma se si è un’azienda americana che svolge attività all’estero, quando i profitti all’estero vengono riportati negli Stati Uniti – e riportati in dollari – allora il loro valore è proporzionalmente inferiore, e questo sarà un elemento negativo soprattutto per le società con utili all’estero.

Il secondo aspetto a cui gli investitori prestano attenzione, ovviamente, è il potenziale impatto in termini di indicazioni su ciò che le società prevedono di generare in termini di utili per la seconda metà dell’anno solare, visti i timori di recessione. Come abbiamo detto, al momento non sappiamo quanto profonda o lunga potrebbe essere la recessione, se dovesse verificarsi, e quali saranno le previsioni delle aziende. Ma forse possiamo trarre conforto dal fatto che il mercato ha già prezzato molti di questi timori. Vorrei far notare che quando Target ha comunicato il suo profit warning, il titolo è sceso solo del 2% in giornata, proprio a dimostrazione del fatto che alcune di queste prospettive ridotte si stavano già riflettendo sul prezzo delle azioni.

La direzione da prendere per gli investitori azionari sembra essere al momento piuttosto incerta. Vale la pena sottolineare due cose che stiamo vedendo attualmente e che forse danno un’indicazione di come il mercato si sta posizionando. Il primo è che per molti investitori sembra esserci un campo più difensivo. Lo si vede in termini di performance relativa di più settori conservativi: i settori meno sensibili dal punto di vista economico e le società meno sensibili al mercato hanno ottenuto risultati relativamente buoni in termini di valutazione.

Il secondo aspetto che abbiamo riscontrato è che, soprattutto all’inizio dell’anno solare, il dibattito tra growth e value è stato incentrato sugli stili di investimento, dove sono disponibili diversi tipi di value. Di recente abbiamo visto che il value è diventato più strettamente associato all’energia e alla salute, ovviamente dato l’aumento dei prezzi del petrolio.

Ora, i prezzi del petrolio sembrano essersi abbassati, in parte in risposta alle aspettative di un calo della domanda a seguito dei timori di recessione. È interessante notare che a giugno il settore energetico ha effettivamente sottoperformato il mercato. Questo ha portato a un mix molto più equilibrato in termini di stili di investimento all’interno del mercato. Credo che molti investitori azionari saranno sorpresi da questi dati, perché contrastano con le narrazioni solide di cui molti parlano in termini di stili di investimento all’inizio dell’anno solare.

Secondo noi, che gestiamo un portafoglio azionario globale, le società devono essere le protagoniste del portafoglio. Cerchiamo di controllare e gestire questi tipi di input estranei – in termini di stili di investimento, geopolitica e così via – e l’importanza relativa di questo aspetto non è mai stata così evidente data la volatilità.

Dovremmo prestare molta attenzione a ciò che sentiremo riguardo la stagione dei risultati, ma almeno per il momento i portafogli sembrano essere ben posizionati in termini di rischi a cui devono far fronte. E siamo stati in qualche modo rassicurati dalla performance relativa nel breve termine durante questo periodo di volatilità.