Perchè la BCE è più lenta della FED

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La settimana è iniziata con i timori di recessione che hanno scosso i mercati finanziari: i prezzi delle materie prime – in particolare il petrolio – sono scesi significativamente, i rendimenti decennali statunitensi sono calati ed il dollaro si è rafforzato. Sebbene i mercati tendano a reagire in modo eccessivo, i timori di recessione sono stati giustificati dai recenti sviluppi di natura politica e geopolitica, e anche i dati sull’attività economica globale sono stati contrastanti. In futuro, la volatilità dei mercati finanziari rimarrà elevata a causa dell’incertezza che riguarda l’evoluzione dell’inflazione, della capacità di reazione da parte delle Banche centrali, della ripresa di Pechino e del quadro energetico in Europa, laddove i rischi di recessione a breve termine sono più pronunciati a causa della situazione energetica.

Lo shock dei prezzi energetici dovuto alla guerra in Ucraina si sta trasformando in uno shock quantitativo. I flussi giornalieri di gas dalla Russia attraverso il Nordstream (il principale canale di fornitura di gas dalla Russia all’Europa) sono diminuiti di circa il 60% da metà giugno, con la Russia che ha ufficialmente attribuito la colpa a difficoltà di natura tecnica. Di conseguenza, i prezzi dei futures sul gas in Europa sono raddoppiati nell’ultimo mese. Ancora peggio, se i flussi non saranno ripristinati dopo la manutenzione del Nordstream prevista per la fine del mese, sarà difficile per i Paesi europei fare scorte di gas per i mesi invernali. Ciò porterebbe probabilmente ad un razionamento dell’energia, ad interruzioni della produzione e ad una recessione nel corso dell’anno. Come negli Stati Uniti, l’elevata inflazione impedirebbe probabilmente alla BCE di effettuare una svolta politica immediata. Tuttavia, è probabile che la normalizzazione della politica monetaria della BCE proceda più gradualmente rispetto a quella della Fed, alla luce dei rischi più pronunciati.