Priorità della sicurezza energetica. “Time to destigmatise khaki finance”

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Khaki finance: come potremmo tradurla in italiano, se intendiamo l’accezione riguardante la finanza green? “Nè carne né pesce” o “grigio-verde” (senza alcun riferimento militare, ma solo cromatico). Insomma, non abbastanza green da passare tutte le strettoie della definizione green, ma abbastanza utile a segnare almeno l’inizio di un cambiamento nelle politiche aziendali.

Riportiamo un estratto di quanto Huw van Steenis, co-presidente del consiglio finanziario del World Economic Forum, ha pubblicato su Financial Times.

Le priorità della sicurezza energetica

Una conseguenza duratura dell’invasione dell’Ucraina sarà la ridefinizione delle priorità della sicurezza energetica da parte dei governi. Qual’è il modo migliore per investire nella transizione energetica, come i responsabili politici dovrebbero inquadrare la regolamentazione della finanza verde, in particolare in Europa.

La crisi significa che gli investitori e i responsabili politici dovranno destigmatizzare la “finanza khaki”, incoraggiando l’inverdimento delle industrie “color marroncino o grigio-verde”, piuttosto che sostenere semplicemente lo sviluppo delle tecnologie più verdi. E qui possono risiedere alcune delle opportunità di investimento più interessanti per resistere a un regime di alta inflazione.

Classificare o progredire?

I responsabili politici europei hanno approvato un’agenda ambiziosa per spingere la finanza a diventare verde. La spina dorsale di questo è la tassonomia verde dell’UE che ha cercato di classificare quali attività sono verdi e quali no. Questo ha lo scopo di guidare il capitale privato verso attività sostenibili dal punto di vista ambientale. Un sistema di classificazione universale è interessante, ma può ostacolare la risposta all’attuale crisi energetica.

La tassonomia verde dell’UE è estremizzante; tutto è bianco o nero, ma non è così la realtà.

Non riflette la complessità di un’intera transizione economica. Alcune attività e i relativi investimenti possono essere in qualche caso più o meno verdì, ma andare comunque nella direzione giusta.. Un prestito per aggiornare un edificio del 19° secolo dalla peggiore alla seconda migliore categoria di efficienza energetica secondo le norme vigenti non può essere considerato verde. Questo nonostante abbia un impatto molto maggiore sulle emissioni e sull’efficienza energetica rispetto a un prestito per una nuova costruzione.

La tassonomia stabilita dall’UE

Secondo uno studio dell’ISS ESG, solo il 2% dei ricavi delle prime 50 aziende europee proverrebbe da operazioni ecologiche nell’ambito della tassonomia stabilita dall’UE. Le banche sono tenute a calcolare quale quota delle loro attività è allineata alla tassonomia dell’UE. Questo cosiddetto rapporto verde è di utilità limitata nel confrontare i bilanci dei prestatori, non offrendo informazioni su quanto stanno aiutando le industrie in transizione.

Ad esempio, i prestiti alle piccole e medie imprese o controparti extra UE non sono coperti dalla tassonomia verde. Tali esclusioni significano che il cosiddetto rapporto verde di una banca potrebbe riflettere il suo modello operativo, piuttosto che il livello di finanza allineata alla tassonomia. La più grande banca dell’eurozona, BNP Paribas, ha stimato che solo circa la metà delle sue attività sarà coperta dal cosiddetto rapporto verde.

Le regole sono estremamente complesse e non c’è proporzionalità di applicazione per le piccole imprese. Rischiamo che l’Europa rimanga bloccata alle idee del 2018-20, mentre il resto del mondo corre verso il 2030. Un certo numero di investitori sta iniziando a vedere l’attrattiva di investire attorno a una transizione color khaki o chiamatela “grigio-verde” se vi viene più facile

Vanno supportate le nuove metriche che traccino il percorso “grigio-verde” delle aziende e le promuovano.