Alla ricerca di un punto di svolta

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Il 2022 è stato pieno di colpi di scena sul fronte geopolitico ed economico.

L’inflazione si è dimostrata più duratura rispetto alle attese e ha costretto le banche centrali a intervenire in modo deciso, creando forte pressione su quasi tutti i mercati finanziari. L’andamento del PIL è stato invece in linea con le attese ma si intravede una recessione, almeno in Europa.

Guardando al prossimo anno, i prezzi al consumo dovrebbero continuare a salire, ma a un ritmo più lento: negli Stati Uniti forse abbiamo già visto il picco e in Europa potremmo essere vicini. Nei prossimi mesi i tassi d’interesse verranno alzati ulteriormente, ma le banche centrali potrebbero concludere la stretta monetaria nel primo trimestre del 2023 e la Federal Reserve potrebbe addirittura tagliare i tassi entro la fine dell’anno.

Gli utili aziendali saranno sotto pressione l’anno prossimo per via dei rialzi dei tassi e dell’impatto dell’inflazione; per l’Europa ci si può aspettare una riduzione a doppia cifra. Ma probabilmente la crescita economica globale ricomincerà ad accelerare nella seconda parte del prossimo anno, quando il mercato inizierà a concentrarsi sulle attese per il 2024: quello potrebbe essere il punto di svolta per i mercati.

La geopolitica resta la grande incognita. La guerra in Ucraina rappresenta una minaccia su vari fronti, oltre ovviamente a quello energetico. E le tensioni tra Stati Uniti e Cina, che sta anche vivendo una complessa fase dal punto di vista economico, rappresentano un freno per i mercati.

Nel 2022 la sostenibilità ambientale ha subito una battuta d’arresto, ma la lotta ai cambiamenti climatici resta cruciale e l’esigenza di rendersi più indipendenti implica che gli sforza verso la transizione energetica dovranno aumentare. Il tema dell’indipendenza e della sicurezza coinvolgerà tutte le supply chain, l’energia, l’industria alimentare e la cybersecurity.

Da questo punto di vista ci si può aspettare un’ulteriore deglobalizzazione,

oltre ovviamente alla digitalizzazione, che interesserà sempre più tutti i settori produttivi. Quest’ultima non sarà più solo un tema di efficienza, ma anche uno strumento per migliorare i ricavi anticipando i trend di consumo e aumentando la personalizzazione.

Nel complesso, anche in considerazione della situazione geopolitica, forse non ci sono ancora le condizioni necessarie per un rally duraturo dei mercati azionari. D’altra parte, sono possibili dei recuperi periodici e per questo non ci sembra opportuno assumere posizioni nette per quanto riguarda l’azionario, Il presente rapporto è stato elaborato da UBS Europe SE, Succursale Italia mentre vediamo più favorevolmente una selezione qualitativa per mitigare la volatilità.

Sul mercato azionario rimaniamo neutrali favorendo le strategie di protezione del capitale e i titoli value, che presentano valutazioni contenute, e quelli che distribuiscono buoni dividendi. Privilegiamo i settori più difensivi, come sanità e beni di prima necessità, mentre le nostre aree meno preferite sono i titoli più esposti al ciclo economico e ai rialzi dei tassi: industriali e tecnologici.

I rendimenti obbligazionari sono tornati a essere interessanti e probabilmente vicini al picco per questo ciclo economico. Nel reddito fisso preferiamo i titoli di alta qualità con scadenze medie e investment grade con scadenze più ravvicinate rispetto all’high yield statunitense, che potrebbe risentire maggiormente di un rallentamento economico e di una minore liquidità.