Come si sta evolvendo il sistema previdenziale

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Itinerari previdenziali ha presentato la nuova edizione del Rapporto sul Bilancio del sistema previdenziale italiano che fornisce una visione d’insieme, aggiornata al 2021, del complesso sistema previdenziale del nostro Paese, riclassificando la spesa per pensioni, così come quella per l’intero welfare state italiano, all’interno del più ampio bilancio dello Stato, con previsioni per gli anni successivi e di medio-lungo periodo. Quali sono le principali considerazioni ?

Dopo la discesa attribuita al Covid, torna a migliorare il rapporto attivi/pensionati, che grazie a un’occupazione in ripresa si attesta a 1,4215. Il sistema previdenziale appare allora in situazione di equilibrio finanziario dinamico almeno fino al 2035/40, quando le ultime frange dei baby boomer nati dal dopoguerra al 1980 si saranno pensionate. Si sottolinea però il “peso” della spesa assistenziale con il costo delle attività assistenziali a carico della fiscalità generale che dal 2008, quando ammontava a 73 miliardi, è salito di oltre 71 miliardi, con un tasso di crescita annuo di oltre il 6%, addirittura di 3 volte superiore a quello della spesa per pensioni, comunque sostenute da contributi di scopo’. Occorre allora separare previdenza e assistenza, contenendo quest’ultima.

In termini prospettici è necessario poi essere tempestivamente lungimiranti anche in ambito previdenziale apportando una serie di correttivi.

Occorre in primo luogo prevedere un innalzamento graduale dei requisiti previdenziali considerando come al momento in Italia l’età effettiva di pensionamento è attualmente tra le più basse d’Europa con circa 63 anni di età effettiva contro i 65 della media europea. Occorre allora limitare le anticipazioni a pochi ma efficaci strumenti, come fondi esubero, isopensione e contratti di solidarietà (riportando però l’anticipo a un massimo di 5 anni; bloccare l’anzianità contributiva (da sganciare dall’aspettativa di vita) agli attuali 42 anni e 10 mesi per gli uomini e 41 e 10 per le donne, con riduzioni per donne madri e precoci, così come previsto dalla riforma Dini, e superbonus per quanti scelgono di restare al lavoro fino ai 71 anni di età. Si devono poi equiparare le regole di pensionamento dei cosiddetti contributivi puri a quelle degli altri lavoratori

E’ necessario poi promuovere l’invecchiamento attivo dei lavoratori, attraverso misure volte a favorire un’adeguata permanenza sul lavoro delle fasce più senior della popolazione. Di fondamentale importanza è poi curare una attività di prevenzione sanitaria per favorire un miglioramento della aspettativa di vita in buona salute. Tassello importantissimo è poi rappresentato dalle politiche attive del lavoro in combinazione sinergica con la formazione professionale.