A Riccione il Congresso nazionale della FNSI Federazione Nazionale Stampa Italiana

Pietro Caruso -
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Il Sindacato giornalisti alla prova più dura 

— di Pietro Caruso

 

Il 29° congresso nazionale della FNSI Federazione Nazionale Stampa Italiana si è aperto martedì pomeriggio a Riccione e si concluderà con le ultime votazioni per eleggere il nuovo gruppo dirigente sindacale giovedì in serata.

La relazione di Raffaele Lorusso, segretario generale uscente

Nei cento minuti della relazione di Raffaele Lorusso, segretario generale uscente (nella foto a destra), non è stato risparmiato alcuno dei nodi con i quali il giornalismo contrattualizzato e sindacalizzato deve fare i conti tutti i giorni. Innanzi tutto con quella “Mediamorfosi” che è in corso da alcuni anni e ha stravolto il ruolo di Mediazione che il giornalismo, da ben più di un secolo, si era conquistato nel crocevia tra le mosse dei potenti che rappresentano i Poteri e il pubblico dei lettori, ascoltatori e spettatori che formano quella che un tempo si chiamava Opinione Pubblica.

L’editoria al lumicino

Purtroppo l’editoria dei quotidiani e dei periodici negli ultimi anni, in Italia, è giunta al lumicino con poco più di 1 milione di copie vendute al giorno contro i 4 milioni di trenta anni fa e i 2 milioni di 10 anni fa.
E questo ha prodotto una precarizzazione del lavoro giornalistico creando una diffusa delusione soprattutto fra le migliaia di giovani collaboratori che si sentono poco rappresentati dalle vecchie generazioni dei giornalisti che hanno vissuto periodi più floridi, un peso politico sindacale maggiore, una maggiore considerazione nella società.
Il dito puntato del sindacato dei giornalisti è anche contro quegli editori che hanno perso il gusto di fare informazione e utilizzano anche la leva dello Smart Working introdotto durante la pandemia da Covid ora più per smantellare redazioni e uffici di corrispondenza più che per tutelare la salute.

Una critica alla politica

Poi Lorusso non ha risparmiato anche una critica alla politica. Dalla presidente Meloni, come fu anche prima con Draghi, abbiamo ricevuto parole di attenzione sulla importanza del ruolo della categoria del giornalismo, ma sul piano pratico ci sono proposte di legge che mirano a colpire i giornalisti per la pubblicazione di intercettazioni anche quando non sono state secretate dalla magistratura.
I problemi aumentano poi con il fatto che dal luglio scorso il profilo principale dell’Inpgi è passato all’Inps, anche se rimangono in capo all’Istituto nazionale di previdenza giornalistica il Fondo complementare, e la cosiddetta Inpgi 2.

Il periodo più arduo degli ultimi 75-80 anni

La stessa libertà di azione e sicurezza dei cronisti non gode di assoluta tutela in Italia se è vero che attualmente sono sotto scorta 22 fra giornaliste e giornalisti minacciati da esponenti della criminalità organizzata, ma anche in taluni casi da figure della galassia neo-fascista e neo-nazista.
Fino alla necessità di un confronto sindacale aspro, ma necessario, verso le nuove piattaforme informative dove, partendo da alcune esperienze estere in fase di sperimentazione, stanno per entrare in gioco forme di comunicazione determinate dalla Intelligenza Artificiale che potrebbero entrare in conflitto e in concorrenza con il lavoro intellettuale dei giornalisti impegnati sui desk redazionali.
Insomma per gli oltre 300 delegati e 200 fra invitati a vario titolo al congresso del sindacato dei giornalisti si pone il periodo più arduo di sicuro degli ultimi 75-80 anni. Assicurare che esisterà anche in futuro un giornalismo organizzato, che ci sarà un pubblico che chiede anche letture di approfondimento, che consente un accesso dei giovani alla professione senza che l’unica forma di collaborazione è quella delle partite Iva.
È vero che il giornalismo libero da ogni qualsivoglia forma di condizionamenti è ridotto ed è quasi una utopia, ma resta il fatto che senza una ampia diffusione di giornali e di riviste il quadro di comprensione della realtà finisce per ridursi e con essa lo spazio della democrazia. Democrazia senza la quale finisce anche la libertà (non solo per informare).